Leonardo D'Agostini
DATI TECNICI
Regia
Interpreti
Durata
Genere
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Musiche
Distribuzione
Nazionalità
Anno
Classificazione
Attività
Presentazione e critica
“Voi lo sapete perfettamente quello che pensate? Quello che volete? Voi potete dividere tutto con certezza, giusto e sbagliato, sì e no, questo e quello? Se voi potete io vi invidio con tutte le mie forze”, chiede a un certo punto la protagonista Carla rivolgendosi ai giudici e alla Pm che continua a incalzarla in un’aula di tribunale. E forse è proprio questo uno dei passaggi manifesto di Una storia nera, il film che Leonardo D’Agostini dirige sulla base dell’adattamento dell’omonimo romanzo di Antonella Lattanzi, che qui è anche autrice della sceneggiatura.
La recensione di Una storia nera non può che partire da quelle parole, rappresentano infatti il nucleo dell’intero film, l’ennesimo esperimento di viaggio tra i generi di Groenlandia Pictures, che lo produce: dramma familiare, thriller, noir e legal drama dove i ribaltamenti e i colpi di scena, alcuni più citofonati di altri, si susseguono come da tradizione. Al centro una storia di violenza domestica, esplorata dal punto di vista giudiziale e delle conseguenze vissute da una famiglia abituata agli abusi del padre verso la propria madre.
Lo rivela lo stesso regista parlando del film: Una storia nera è il racconto di una donna che si ribella. Ma è anche una storia di figli che per anni hanno dovuto assistere inermi alle violenze domestiche perpetrate dal padre Vito (Giordano De Plano), verso la madre Carla (Laetitia Casta). Quando li incontriamo per la prima volta Vito e Carla sono ormai separati da anni: un amore travolgente almeno all’inizio, una passione che ha portato lei, francese, a trasferirsi in Italia, sposarlo e farci tre figli, Nicola (Andrea Carpenzano), Rosa (Lea Gavino) e Mara (Carola Orlandani). Si sono amati tanto Carla e Vito, poi però gelosia, manie di controllo e botte hanno trasformato quell’amore folle in una relazione tossica che si è conclusa con un divorzio. Ora entrambi hanno una nuova vita e nuovi partner, l’unico legame sono i tre figli e quando Mara, la più piccola di appena cinque anni, chiede di avere il padre accanto a sé il giorno del suo compleanno, Carla lo invita a cena.La festicciola procede tranquilla nonostante su quella riunione familiare incomba un’atmosfera sinistra: si ride, si scherza e si scartano i regali. Dopo quella sera però di Vito si perderanno completamente le tracce, fino a quando la polizia non recupererà il suo cadavere dal Tevere. L’uomo è stato ucciso con due colpi di arma da taglio e i sospetti ricadono su Carla, c’è un testimone oculare che dice di aver visto Vito la sera della festa tornare indietro e rientrare da solo in casa della ex moglie, mentre tutti andavano via. La confessione non tarderà ad arrivare: la colpevole è lei e più tardi a confermalo saranno le sue stesse rivelazioni, “ho capito che stavo per morire e l’ho ucciso”. Alla giustizia verrà affidato il compito di accertare la verità (legittima difesa o premeditazione?) e se Carla abbia fatto tutto da sola.
“Cronaca di una tragedia annunciata” potrebbe essere il sottotitolo del film, del resto “l’abbiamo sempre saputo che finiva male”, è la frase che si ripetono un po’ tutti, in particolare i figli Nicola e Rosa. E qui il punto non è tanto capire se alla fine i giudici riconosceranno a Carla l’attenuante della legittima difesa, quanto allargare il punto di vista sul vissuto di un microcosmo familiare che per decenni ha introiettato quelle violenze proteggendosi come meglio poteva. Rispetto a Il campione, riuscitissima commedia amara e dai toni crepuscolari vagamente ispirata alla figura di Francesco Totti, Leonardo D’Agostini cambia completamente registro; questa volta con un occhio rivolto agli esempi più classici del genere (La fiamma del peccato, David Fincher) firma un noir che alterna alla vicenda processuale la cronaca del dramma familiare, dove gli episodi della violenza domestica sono relegati nei pochi e brevi flashback che hanno il compito di evocarla.(…) (…) La recensione di Una storia nera si conclude confermando nel complesso un giudizio positivo sul film. Leonardo D’Agostini si affida al filtro del genere per raccontare una storia di violenza domestica: dramma familiare, thriller, noir e legal drama dove i ribaltamenti e i colpi di scena, alcuni più citofonati di altri, si susseguono come da tradizione. Un punto di vista inedito in cui a prendere il sopravvento è la vicenda processuale e le conseguenze vissute da una famiglia abituata ad anni di abusi di un padre verso la propria madre. Centrale non è solo il ruolo della protagonista Carla, figura volutamente contradditoria, ma anche quello del suo alter ego maschile, il figlio maggiore Nicola, testimone e depositario del male subito dalla donna. Un racconto di chiaro scuri, dove la ricerca della verità sfuma nei mille interrogativi di natura etica che assaliranno lo spettatore.