David Leitch
DATI TECNICI
Regia
Interpreti
Durata
Genere
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Musiche
Distribuzione
Nazionalità
Anno
Attività
Presentazione e critica
Colt Seavers è uno stuntman innamorato di Jody Moreno, un’assistente alla regia. Quando subisce un grave incidente sul set, si convince a lasciare la professione e pure l’amata. Rassegnatosi a fare il parcheggiatore riceve un’inattesa chiamata dalla producer Gail, con una proposta che non può rifiutare: partecipare agli stunt di Metalstorm, il primo film da regista della sua ex. Ma c’è un equivoco, perché non è stata Jody a volerlo sul set, bensì Gail, che gli affida l’incarico di ritrovare la star del film, inspiegabilmente scomparsa, ossia quel Tom Ryder di cui Colt è stato per molti anni la controfigura.
Seguendo la sempreverde massima «parla di quello che conosci», il regista David Leitch racconta il mondo da cui proviene, quello degli stuntmen, e firma con The Fall Guy il suo film migliore. Leitch ha già dimostrato di saper girare buone scene d’azione fin dalla sua partecipazione a John Wick e qui si riprende dagli eccessi di verbosità e dalle secche del precedente Bullet Train. Come in Deadpool 2, conferma poi di essere tanto più brillante, quanto più le cose si fanno assurde. In The Fall Guy per esempio c’è un blocco di scene in cui il protagonista ha visioni lisergiche e un combattimento in un locale viene tanto trasfigurato da effetti pop che non avrebbe sfigurato in Scott Pilgrim vs the World. Il merito della riuscita del film è anche dell’incalzante sceneggiatura di Drew Pierce, che movimenta i momenti di quiete con un fuoco di fila di battute e con personaggi secondari caratterizzati da efficaci tormentoni.
Il massiccio Winston Duke per esempio, qui nei panni dello stunt coordinator sul set di Metalstorm, parla per citazioni da altri film e, allo stesso modo, quando combatte replica le mosse di vari eroi del cinema, da Occhio di falco de L’ultimo dei Mohicani di Michael Mann fino a Jason Bourne. La producer interpretata da Hannah Waddingham di Ted Lasso invece ha le consuete manie di grandezza, associate però a bislacche teorie sul messaggio che trasmetterebbero i suoi banali filmacci. Ovviamente la parte del leone la fa Ryan Gosling, che sempre più dimostra di funzionare in ruoli in cui non si prende sul serio (e qua in una scena nel traffico cittadino sembra fare il verso a se stesso, al proprio ruolo in The Gray Man dei fratelli Russo). Lo spalleggia con buona alchimia Emily Blunt, che alterna severità e complicità secondo gli schemi della commedia romantica. Formalmente ispirato alla serie TV anni degli Ottanta Professione pericolo, che in inglese si intitolava proprio The Fall Guy, il film gioca con il doppio senso del titolo inglese, che significa sia l’uomo delle cadute e quindi lo stuntman, sia il capro espiatorio. Il protagonista sarà infatti presto incastrato, tra l’altro con un espediente squisitamente metacinematografico, e la sua lotta per dimostrare la propria innocenza si accompagna a uno scontro tra il cinema virtuale degli effetti speciali e quello reale delle esplosioni e degli stuntmen, chiamati alla riscossa contro i mercenari della produttrice. E con gli stunt il film ha ottenuto anche un risultato registrato dal Guinnes dei primati, quello per il maggior numero di ribaltamenti, ben otto e mezzo giri su stessa di un’auto lanciata in aria da un’esplosione (il pilota a realizzare l’impresa è stato Logan Holladay).
Ben congegnato anche il finale che mantiene il tocco ironico e inanella tre buone trovate: il trailer del film nel film Metalstorm, graziato da un cameo che preferiamo non svelare; titoli di coda con il doveroso backstage e i veri stunt del film affiancati allo scorrere dei credits; infine una scena bonus con un’ultima gag e un omaggio a sorpresa proprio alla serie Professione pericolo.
Chi ama davvero ciò che fa, sa tutto di quella cosa. Colt Seavers ama davvero fare lo stuntman e ne conosce ogni segreto: toccando il terreno su cui far sfrecciare un’auto sa se la scena verrà bene o no. È per questo che è uno dei migliori nel suo settore. Legato da anni a una delle star più amate di Hollywood, Tom Ryder, vive il suo momento d’oro. Ha anche trovato il coraggio di chiedere a Jody Moreno, assistente alla regia, di uscire. Ecco perché, quando cade da un’altezza importante rompendosi la schiena, non finisce soltanto la sua carriera: è la sua stessa vita a essere messa in discussione. Allacciate le cinture perché la recensione di The Fall Guy è una corsa folle, proprio come l’esaltante film di David Leitch.
Una pellicola destinata a diventare cult per tutti gli appassionati di cinema. E, soprattutto, per chi il cinema lo fa: il regista, prima di realizzare Atomica bionda, Deadpool 2 e Bullet Train, è infatti stato uno dei più importanti stuntman di Hollywood (controfigura di Brad Pitt in diversi titoli). David Leitch sa quindi cosa significhi fare il lavoro duro senza prendersi la gloria: The Fall Guy è un po’ il grido di riscatto di questa categoria professionale, una delle poche a non essere riconosciuta dai premi. A oggi non esiste infatti un Oscar per i miglior stunt.
Certo, nel ruolo dei protagonisti ci sono due divi come Ryan Gosling ed Emily Blunt, che non passano esattamente inosservati, ma il concetto è comunque valido. Anche perché immaginare una coppia diversa per questo film è impossibile: insieme sono strepitosi. Entrambi parte del “Barbenheimer” nella stagione cinematografica passata, continuano a cavalcare quell’energia, dando a The Fall Guy il fattore in più che lo trasforma in una pellicola davvero memorabile.
(…) Non temete: alla parte più cerebrale e nerd si affianca quella di intrattenimento puro. In The Fall Guy ci sono delle sequenze spettacolari e scene d’azione di altissimo livello. Insomma: se amate la settima arte, soprattutto quando fa spettacolo, questo è il film per voi. E sarete in buona compagnia: tra i fan del film c’è anche Steven Spielberg, che agli Oscar ha abbracciato Ryan Gosling, facendogli i complimenti per questa interpretazione.
Eh sì, Ryan Gosling è davvero meritevole di lodi. Quando pensavamo che non potesse essere più autoironico e divertente di quanto lo sia stato come Ken in Barbie, ecco che arriva Colt. Sono passati gli anni in cui era il “tipo forte e silenzioso” nei film di Refn: in questa fase della sua carriera si vede che ama l’eccesso e prendersi in giro. Non fermatelo. Emily Blunt non è da meno: l’attrice dà prova da tempo di poter interpretare qualsiasi cosa e finalmente sta riscuotendo la giusta attenzione che merita. Adesso le manca solo il grande ruolo da protagonista assoluta per la consacrazione. Nel frattempo godiamoci questa coppia “patrimonio dell’umanità” in un film in cui comparse in costume da alieno prendono fuoco, l’intelligenza artificiale è più inquietante di qualsiasi criminale e l’industria cinematografica viene allo stesso tempo celebrata e presa in giro. Come si dice nel film “il messaggio va avvolto in del sexy bacon”. E The Fall Guy è croccante al punto giusto.
(…) The Fall Guy è il miglior film realizzato da Leitch fino a questo momento. Migliore perché il più sincero, il più sfacciato, il più scemo, il più divertito. Il film che dice a sé stesso di essere nudo, lui, e tutto quello che rappresenta: ovvero il cinema di Leitch, certo, che però è parte esemplare, punta dell’iceberg, sineddoche di tutto un (non) pensiero cinematografico. Di un discorso audiovisivo che punta idealmente a ridurre quanto più possibile la distanza esistente tra la sua idea di cinema, e i video diffusi dai social da Red Bull (modello comunque inarrivabile). Tutto è molto meta-. Deve esserlo. Condizione irrinunciabile per lo svelamento, per il racconto di sé, per mostrare la nudità del re affinché il re possa continuare a sventolare le sue pudenda con un sorriso malizioso, millantando abiti (storie, contesti, personaggi) inesistenti e irrilevanti.
C’è un film nel film, e il film nel film è una di quelle cose senza senso che potrebbe girare uno Zack Snyder, o un Leitch qualunque, chi lo sa. C’è un divo capriccioso del cinema d’azione che si vanta di fare i suoi stunt, di nome Tom Ryder, ma non si turbi nessuno, c’è pronta una battuta che scagiona il quasi omonimo Cruise. C’è Ryan Gosling che fa lo stunt-man, e che fa le stesse cose che faceva Brad Pitt in Bullet Train, ma in fondo pure in C’era una volta a Hollywood, e poi c’è Emily Blunt che fa la regista, capace pure di menare le mani alla bisogna, quasi come Theron.
C’è una trama, con un lato giallo e un lato rosa, ma conta davvero? Conta, soprattutto, il fatto che con The Fall Guy David Leitch si è divertito a smontare il giocattolo, a farci vedere il meccanismo, e a rimontare il tutto un po’ a casaccio, e a modo suo, tanto il giocattolo funziona lo stesso, con un po’ di fantasia e d’immaginazione. C’è del bel romanticismo, in tutto questo. E non parlo della storia d’amore. Parlo del cinema. O di come lo vogliamo chiamare. Romanticismo e, diciamolo pure, del bel divertimento.