Scordato

Rocco Papaleo

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Scordato, film diretto da Rocco Papaleo, racconta la storia di Orlando un uomo dal carattere mite che lavora come accordatore di pianoforti. Da diverso tempo lamenta forti dolori alla schiena e si vede costretto a recarsi da una fisioterapista, Olga.
DATI TECNICI
Regia
Rocco Papaleo
Interpreti
Rocco Papaleo, Giorgia, Simone Corbisiero, Angela Curri, Anna Ferraioli, Manola Rotunno, Eugenia Tamburri, Marco Trotta, Antonio Petrocelli, Giuseppe Ragone, Jerry Potenza, Elisa Gallo, Iacopo Velardi
Durata
104 min
Genere
Commedia
Sceneggiatura
Rocco Papaleo, Valter Lupo
Fotografia
Simone D'Onofrio
Montaggio
Mirko Platania
Musiche
Michele Braga
Distribuzione
Vision Distribution
Nazionalità
Italia
Anno
2022
Classificazione
Tutti
Attività

Presentazione e critica

Fra i molti effetti collaterali dell’annus horribilis 2020 e dell’altrettanto horribilis 2021, entrambi attraversati dalla pandemia, ce n’è uno che riguarda una buona metà della popolazione mondiale. Uomini e donne delle più disparate età hanno introdotto nelle loro vite una nuova presenza fissa che a volte ha persino soppiantato quella dello psicoterapeuta: Il fisioterapista. Il fisioterapista (o chiropratico oppure osteopata) è diventato necessario come l’aria che respiriamo e più che mai depositario di confidenze, crisi di identità, angosce esistenziali. E se la sua funzione è cambiata, dipende dal fatto che ad affliggerci sono soprattutto contratture emotive.
Proprio di contratture emotive parla il nuovo film di Rocco Papaleo, che torna a girare nell’amata Basilicata a 13 anni di distanza da Basilicata coast to coast. Fra il folgorante esordio dell’attore e Scordato sembra trascorso un secolo, perché la zingarata picaresca di quattro musicisti scombinati ha lasciato il posto a un viaggio reso necessario da un mal di schiena psicosomatico, in altre parole da un’incapacità di muoversi senza provare dolore che è sinonimo e nello stesso tempo effetto di un blocco emotivo, di un loop di cui si resta prigionieri finché dal vecchio sé, consumato dal rancore, non esce fuori un nuovo io. E siccome non può esserci rinascita senza sofferenza, la paura di quest’ultima rende ancora più irraggiungibile la guarigione. Capita così che Orlando, che nella vita accorda pianoforti e che da decenni non si reca nel paesino di Lauria che gli ha dato i natali, si ritrovi in totale disarmonia con la realtà. In più Orlando ha 60 anni, età difficile che al cinema viene sempre più spesso raccontata come fase dell’esistenza in cui i desideri non invecchiano ma il corpo sì.
E tuttavia Scordato è molto più di questo. È, fra le altre cose, il grido di aiuto di un artista che non si vergogna a dire: “sono stato male”, un uomo che ha sofferto per le restrizioni del Covid e che, lontano “dal gioco balordo degli incontri”, ha attraversato un vuoto di senso. È coraggioso Rocco Papaleo a mostrare la propria disillusione e a inventare un misterioso grillo parlante che fa da contrappunto ironico ai musi e agli sguardi persi di Orlando. È la parte giocosa del personaggio, il suo dialetto un tempo parlato con fierezza e le sue illusioni giovanili, prima fra tutte la politica, o meglio l’ideologia politica, nella fattispecie quella del Comunismo.
Si muove su un doppio binario Scordato. C’è il presente, con la sua fotografia quasi desaturata e una quotidianità noiosa, e c’è il passato, con i vestiti di colori vivaci, una Renault 4 rossa, i capelli lunghi e le risate. Ma la “rottura”, ahinoi, avviene proprio nel tempo della gioia, quando si pensava di cambiare il mondo, magari attraverso la rivoluzione. E la rottura altro non è se non il terrorismo, tema spinoso, non c’è dubbio, che Rocco Papaleo affronta impavido, individuando, un attimo prima della degenerazione in violenza, un afflato poetico. Da bambino Orlando componeva poesie, e nel film c’è addirittura “un ponte della poesia”, dove si può restare bambini e giocare a combinare in mille modi possibili le parole, oppure cedere alla prosa aggressiva e faziosa degli slogan. Ovviamente il ponte significa, per il personaggio principale, tendere una mano al passato riconciliandosi con la sua parte più scanzonata. È anche un film duro Scordato, che nonostante le incursioni nella commedia, non esita a narrare e a mostrare apatia e depressione, mancanza di ideali e di ragioni per andare avanti.
Torniamo ai fisioterapisti. In Scordato, ad aiutare Orlando a stemperare tensioni e a dare sollievo a muscoli e articolazioni è Olga, una donna solare che è anche un’artista, e in questo senso è chiara la funzione salvifica e lenitiva della musica per Rocco Papaleo, che non a caso ha voluto Giorgia nel film. La cantante non sembra un’attrice esordiente, e nella sua recitazione c’è la soavità del canto e una naturalezza che è frutto di uno studio attento e di una voglia di sfidarsi. E però la rivelazione della quarta regia di Papaleo è Simone Corbisiero, che ha eccezionali tempi comici e che talvolta quasi ruba la scena al buon Rocco. È fresco, spontaneo e orgogliosamente meridionale il giovane attore, perché in fondo l’altro grande tema del film è il Sud del nostro paese, inteso come terra delle occasioni mancate, del potenziale poco sfruttato, di una bellezza ingabbiata, di un’ancestralità ignorata, di una natura calpestata, di un valore artistico diventato finalmente orgoglio regionale quando Matera ha conquistato il titolo di Capitale Europea della Cultura. Non è un film perfetto Scordato, ma a Papaleo non interessa la perfezione. È un po’ sgangherata la vicenda del fragile Orlando, proprio come l’uomo dal braccio rotto che vediamo a un certo punto e che ha lottato strenuamente per riconquistare un equilibrio e una serenità. Proprio come lui, il regista è caduto, ma si è rialzato e ha avuto la buonissima idea di affidare la sua battaglia a un film.

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Non è un’opera qualsiasi Scordato quarta regia di Rocco Papaleo (Una piccola impresa meridionale, Onda su onda), ma il suo Orlando lo è. Sessantenne depresso, acciaccato da forti dolori alla schiena, l’uomo trascorre le proprie giornate ad accordare pianoforti, a cercare la nota giusta. Una vita noiosa, ripetitiva, ma di isolamento solo apparente. Perché a tormentare corpo e anima dell’anziano protagonista è, ormai da qualche tempo, il fantasma del giovane Orlando, ventenne, in visita per una qualche oscura ragione. E solo un viaggio (anzi più d’uno) a Lauria, terra natale e salvadanaio di ricordi, disvelerà poco a poco i segreti di un’esistenza un tempo felice, stonatasi con il passare degli anni.
Papaleo racconta una vita scordata; scordata, anche se mai dimenticata. Espressione di un’ambiguità linguistica che, pur sottesa all’intera pellicola, trova adeguato contraltare nella nettezza fotografica della stessa; costruita sul manifesto contrasto visivo fra un presente desaturato e un passato dalle tonalità accese. A cavallo dei due mondi il regista e principale interprete erige una struttura “simil tecnica mista”, saltellando tra la metaforica bidimensionalità di un oggi monocromo a uno ieri (o ieri l’altro) a tre e più dimensioni. Disseminando indizi, lasciando false piste, tirando le fila di una vita decadente che tenta di rileggere se stessa.

Scordato è uno spartito ben scritto, ben recitato; un insieme armonico di piccole scordature. Una realtà (anzi due) che è paese di vivi e fantasmi, che apre portali e vive di continui sconfinamenti. Realtà in cui Orlando e controparte (Simone Corbisiero) dialogano con il mondo pop – Giorgia qui al suo debutto cinematografico nel ruolo di Olga, fascinosa e stralunata fisioterapista, è sorprendentemente in parte – interagiscono con la stravaganza (ed esuberanza) di un surreale Giuseppe Ragone, dando infine forma e sostanza a un duplice road movie intertemporale e intragenere.
Un racconto semplice, bravo a smorzare, (quasi) mai preda di un romanticismo spicciolo o di esagerazioni melò, capace anzi di divertire senza togliere credibilità al dramma. Un film che, a tratti un po’ grezzo, dimostra la maturità di un attore e cineasta consapevole, in grado di bilanciare alcuni facili sentimentalismi con momenti comici riusciti e un finale a dir poco liberatorio.

Sentieriselvaggi