Nonostante

Valerio Mastandrea

Nonostante, il film diretto da Valerio Mastandrea, si svolge in un ospedale, dove un uomo vive serenamente la sua routine di paziente. È ricoverato da tempo, ma non vede in questo una prigionia, bensì una condizione di libertà: lontano dalle responsabilità, dai problemi, dalle incertezze del mondo esterno. Qui dentro tutto è semplice, prevedibile, e questo gli basta.La sua tranquillità viene però scossa dall'arrivo di una nuova compagna di reparto. Lei è tutto il suo opposto: irrequieta, furiosa, insofferente a ogni regola scritta e non scritta. Per lei l'ospedale non è un rifugio ma una condanna, e non intende accettarla. Vuole vivere pienamente o morire, ma non restare sospesa in quell'attesa priva di significato.
DATI TECNICI
Regia
Valerio Mastandrea
Interpreti
Valerio Mastandrea, Dolores Fonzi, Lino Musella, Giorgio Montanini, Justin Korovkin, Barbara Ronchi, Luca Lionello, Laura Morante
Durata
92 min
Genere
Drammatico
Sceneggiatura
Valerio Mastandrea, Enrico Audenino
Fotografia
Guido Michelotti
Montaggio
Chiara Vullo
Musiche
Tóti Gudnason
Distribuzione
BiM Distribuzione
Nazionalità
Italia
Anno
2025

Presentazione e critica

L’imperfezione può diventare tratto caratteristico della poetica di un autore, se va a braccetto con la sincerità. E senza dubbio è sincera l’emozione che trapela dall’opera seconda da regista di Valerio Mastandrea, una tragicommedia dai tocchi surreali che strizza l’occhio al realismo magico di Miracolo a Milano infondendovi quell’autoironia dal sottofondo malinconico tipica del suo humor.
Della storia di Nonostante, di cui non sveliamo troppo per non rovinare le numerose sorprese, possiamo dire che è sospesa in un limbo in cui un uomo che bazzica un reparto d’ospedale per malati in coma si è ritagliato una realtà su misura, priva di affanni e responsabilità. A sconvolgere questo equilibrio sarà un incontro fatale che farà perdere la testa all’uomo.
L’idea di Valerio Mastandrea di raccontare una storia d’amore struggente e appassionata non ha niente di originale. Eppure Nonostante si configura come un’opera decisamente singolare e coraggiosa nel panorama italiano. Talmente fuori dai canoni da dividere – prevediamo – nei giudizi. Per il cinema italiano figlio del neorealismo muoversi nel territorio del fantastico e del surreale è spesso un’azzardo, soprattutto a fronte di budget contenuti. Ma Mastandrea osa misurandosi con trovate visive azzardate che proiettano il suo film in una dimensione in cui le anime dei pazienti in coma se ne vanno in giro per la città, ballano, salgono sulle auto e si allenano nel salto in lungo, il tutto senza scalfire la coerenza interna alla storia. Si rivela vincente l’idea di capovolgere il paradigma, mostrando come la vita delle anime dei comatosi sia vivace e piena di emozioni a confronto con quella grigia e deprimente dei vivi. Per dar forma alla sua idea, raccontando una storia d’amore tanto improvvisa quanto potente come quella che esplode tra il protagonista e la misteriosa paziente interpretata dall’argentina Dolores Fonzi, Valerio Mastandrea è disposto a chiudere un occhio sulla logica, sfruttando al meglio le location cittadine e il litorale romano che, filtrate attraverso il suo sguardo poetico, acquistano nuove valenze metaforiche.
Non mancano i momenti in cui la struttura cigola e qualche battuta dei comprimari suona un po’ meno divertente di quanto gli autori l’hanno pensata in origine, ma a controbilanciare queste pecche ci pensano alcune scene tanto emozionanti da toccare il cuore. La purezza dell’amore impossibile narrato da Valerio Mastandrea è qualcosa a cui tutti aspiriamo, ma l’attore romano lancia il cuore oltre l’ostacolo e si mette a nudo, trasformando le sue fragilità in materia narrativa pulsante. Che poi è proprio ciò che fa l’amore, se lo si accoglie senza barriere.

Movieplayer

(…) Mastandrea gioca a carte scoperte sia in termini di racconto che di ambizioni: oltre a rendere chiara fin da subito la natura dei personaggi e dunque di non fare di quella rivelazione la sorpresa finale come invece succedeva ne “Il sesto senso” e consimili, privilegia, almeno nelle intenzioni, la storia d’amore a quella soprannaturale. Nonostante è originale nella forma scelta per dare seguito alle sue premesse e dunque nel dare vita all’inconsistenza materica propria del limbo in cui vivono i personaggi. Esemplare in tal senso è il lungo piano-sequenza che introduce la vicenda in cui la prosaicità del quotidiano è progressivamente depotenziata dalla coreografica che accompagna i passi del protagonista, trasformato di colpo in un sorta di novello Fred Astaire pronto a prendersi gioco del proprio dramma con una serie di acrobazie che rivelano in maniera divertita l’anomalia del contesto. Il realismo magico che era stato parte integrante del lavoro precedente in Nonostante si inserisce in un discorso più ampio di cui il cinema italiano si serve sempre più di frequente per andare oltre le sue origini più nobili. Allo stesso modo di “Il tempo che ci vuole” anche il film di Mastandrea tradisce la realtà per renderla ancora più vera raccontando da par suo una storia d’amore tenera e struggente in cui la paura più grande è quella di non avere tempo per viverla fino in fondo. (…)

Ondacinema

“Raccontare una storia d’amore – ha indicato Mastandrea – come quelle che scoppiano improvvisamente a una festa di scuola, di pomeriggio, a casa di sconosciuti, dove ti innamori senza un motivo reale e ti accorgi che la vita da quel giorno non sarà più la stessa. (…) Per questo ci serviva uno spartito semplicissimo, molto classico (…) suonato però in un mondo quasi astratto dove la condizione dei nostri personaggi senza nome è metafora dei momenti dell’esistenza in cui stare fermi, immobili, rischia di diventare una forma di difesa dagli urti”.
Qua e là qualche suggestione cinematografica sembra giungere da Hollywood, dal cult “Ghost” (1990) di Jerry Zucker, come pure dall’acuta miniserie Rai “La linea verticale” firmata dal compianto Mattia Torre (e interpretata dallo stesso Mastandrea). Il nuovo film di Valerio Mastandrea, “Nonostante”, trova comunque una sua precisa identità e linea di racconto.
Il tema di fondo, a tratti dominante, è la morte, la condizione che si fatica ad accettare nella nostra società caotica e vorticosa. Fulminante la battuta che ricorre nel film: “La paura di andare via da soli”. L’autore si sofferma soprattutto sulla “sala d’attesa”, la condizione di chi vive in un limbo, non cogliendo però lo strazio dei parenti. Servendosi di ironia acuta e brillante, ne descrive lo stato di incertezza. Quando però arriva l’amore a sparigliare le carte, tutto cambia. Si riafferma il desiderio di vita, il suo valore, acceso dall’esperienza del Noi. E questo irradia di fiducia e speranza tutto il racconto, al di là dei possibili sviluppi della trama.
“Nonostante” brilla come storia intessuta di sentimenti, paure, coraggio e mistero. Si tratta di un film “audace” per l’argomento, ma accorto nel suo svolgimento, girato con tonalità spesso contrastanti, giocate tra gioia e amarezza, ironia e malinconia. Un’opera che l’autore controlla bene sia come regista che come interprete, abitando il protagonista con intensità e disinvoltura. Un film denso e al contempo lieve, assolutamente splendido.

Commissionefilmcei