Non così vicino

Marc Forster

Image
Otto è un uomo vedevo e in pensione dal carattere rigido e facilmente irritabile. A causa del suo temperamento tiene sotto scacco l'intero vicinato, costringendo tutti a seguire le sue severe regole. Quando si trasferisce di fronte alla sua casa una vivace famiglia, nonostante sia restio, ben presto Otto si trova a stringere un forte legame di amicizia, fino a ritrovarsi sempre più coinvolto nelle loro vite.
DATI TECNICI
Regia
Marc Forster
Interpreti
Tom Hanks, Rachel Keller, Manuel Garcia-Rulfo, Mariana Treviño, Cameron Britton, Juanita Jennings, Peter Lawson Jones, Lavel Schley, Mike Birbiglia
Durata
123 min.
Genere
Commedia
Sceneggiatura
David Magee
Fotografia
Matthias Koenigswieser
Montaggio
Matt Chesse
Musiche
Thomas Newman
Distribuzione
Warner Bros. Entertainment Italia
Nazionalità
USA
Anno
2023
Classificazione
6+
Attività

Presentazione e critica

La storia di Non così vicino non tradisce l’originale, quel piccolo miracolo di humour nero, malinconia e esistenzialismo che fu Mr. Ove, la commedia di Hannes Holm che nel 2017 dopo il trionfo agli Efa sarebbe stata scelta per rappresentare la Svezia agli Oscar nella categoria del Miglior Film Straniero (tratto a sua volta bestseller svedese L’uomo che metteva in ordine il mondo di Fredrik Backman). Lo sviluppo narrativo gli rimane fedele mentre a essere riadattato è il contesto sociale (dalla Svezia alla società americana) e alcuni personaggi secondari che trovano una loro identità. Marc Forster che lo dirige privilegia la dimensione più umana e malinconica, i moti d’animo e la memoria, sacrificando in parte quella più cinica e grottesca che invece caratterizza il bisbetico Mr. Ove della versione svedese. Qui si chiama Otto Anderson, un anziano scorbutico, allergico agli abbracci e ai vicini che non rispettano le regole del quartiere; vive solo e da quando l’amata Sonja se ne è andata ha messo la vita in stand by, perché nulla ha più lo stesso sapore di prima. Come si placa l’assenza di un amore? Otto lo ha imparato bene provando ad aggiustare tutto ciò che non funzione e trasformando gli anni che gli rimangono in una rigida e implacabile routine quotidiana.
A scandire le sue giornate da vedovo ormai in pensione infatti, sono le sue ronde mattutine a caccia dell’idiota di turno che non ha chiuso bene la sbarra di accesso all’abitato, che ha parcheggiato dove non avrebbe dovuto o che non sa fare la raccolta differenziata. Ogni mattina rigorosamente alle 5.30 la sveglia lo scaraventa giù dal letto, poi alle 8.00 subito dopo aver fatto colazione con la solita tazzina di caffè (sempre la stessa, stipata in dispensa accanto a quella di Sonja) esce di casa e comincia il suo giro di ispezione. Piccoli rituali che ben presto dovranno però fare i conti con l’arrivo della nuova vicina, Marisol, una solare ragazza messicana incinta di un terzo figlio e con al seguito marito e altre due bambine. Sarà la sua dirompente e a tratti invadente presenza a mandare a monte i rocamboleschi tentativi di suicidio di Otto e a costringerlo a riaprirsi alla vita.
La narrazione si sviluppa portando avanti il canovaccio del prevedibile cammino di redenzione, come succedeva in Mr. Ove; rispetto alla versione svedese giocata tutta sul registro della comicità più caustica, la scelta di Forster è quella però di dare maggiore spazio al tema dell’amore perduto e al tempo del ricordo. Li affida ai flashback di Otto illuminati dalla luce di Matthias Koenigswieser, che a più riprese ricostruiscono il passato del protagonista a partire dal primo incontro con Sonja, galeotto il libro Il Maestro e Margherita. Schegge di memoria evocate da piccoli cimeli, sapori e luoghi che si alternano ai siparietti più divertenti, quelli in cui Otto brontola e litiga con tutti: con un clown in ospedale, con la vicina sui tacchi alti e il “cane topo”, con il marito di Marisol “uno che confonde una brugola con il grande Lebowski” (il riferimento è al gioco di parole “drugola” invece di “brugola”), con il gatto randagio fuori casa.

Intorno gli si agita un bestiario di tipi umani che proprio non gli va giù e che nel remake statunitense trova una propria collocazione e una caratterizzazione assenti invece nella storia raccontata da Hannes Holm. Il film corre sul doppio binario della commedia amara (per leggere il presente) e del melò (per rappresentare il passato). Per interpretare un personaggio capace di cavalcare tutte le sfumature del racconto Forster chiama Tom Hanks sfruttandone tutta l’arte: il suo Otto ricorderà più il protagonista di Up che non il suo progenitore della versione svedese. Mentre affida al figlio dell’attore, Truman Hanks, il ruolo di Otto da giovane.

Movieplayer

(…) Una ragazza che sta correndo per prendere un treno, un libro che cade per terra. Già questa immagine, come ricordo personale e come flashback, segna Non così vicino. È una pagina della vita di Otto che diventa un crocevia esistenziale decisivo. E sono proprio i frammenti del passato, con i colori sfumati della fotografia di Matthias Koenigswieser a dare il tono di una favola dove però l’incantesimo sta per rompersi da un momento all’altro che riporta il cinema di Marc Forster verso gli esiti più riusciti del suo cinema come Neverland – Un sogno per la vita ma anche dalle parti della crudezza e anche umanità di Monster’s Ball. La memoria riprende vita sempre attraverso dettagli (il viaggio alle cascate del Niagara), oggetti, sogni spezzati e illusioni perdute.
(…) Non così vicino sembra un film realizzato agli inizi degli anni Duemila, con i tempi di un cinema sentimentale ormai perduto e Tom Hanks che caratterizza il suo personaggio con tratti che arrivano da Jack Nicholson e Robert Duvall dove dietro la scorza dura e il carattere intrattabile c’è tutta la sua storia che aspetta di essere raccontata. Inizialmente è troppo legato al film svedese del 2015 dove nella descrizione della quotidianità del protagonista del primo incontro con Marisol e la sua famiglia, c’è una scrittura così netta che non concede spazi.
Poi Non così vicino si scioglie progressivamente, trova il giusto equilibrio tra commedia e dramma (le lezioni di guida, lo scontro con il clown in ospedale) e rimanda alle atmosfere più intime del cinema di Robert Benton e ai magici fantasmi dei film di Brad Silberling che si affacciano nelle scene in cui Otto è davanti la tomba della moglie.
Le visioni dal passato rallentano il film, gli fanno trovare il suo tempo e anche i personaggi secondari prima solo abbozzati (l’amico vicino di casa ormai paralizzato a cui stanno per portare via la casa, la ragazza transgender che ha avuto Sonja come insegnante) riescono ad essere maggiormente definiti e a entrare in sintonia con una storia che racconta una vita normale che ai nostri occhi diventa eccezionale, con tappe dolorose dove una sequenza fondamentale e sulla carta scontata raggiunge una temperatura emotiva altissima trascinata dallo splendido brano di Kate Bush “This Woman’s Work”.

Tim Burton e il suo Big Fish non c’entrano probabilmente nulla. Ma Non così vicino gli parla direttamente e per Tom Hanks è probabilmente tra i suoi film recenti più sentiti. In questa storia familiare ci mette anche un pezzo della sua storia con la moglie Rita Wilson che è, come lui, tra i produttori del film e il figlio Truman che interpreta con bravura Otto da giovane.

Mymovies.it