Malqueridas

Tana Gilbert

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Sinossi – Sono donne. Sono madri. Sono detenute che stanno scontando lunghe pene in una prigione in Cile. I figli crescono lontano da loro, ma rimangono nei loro cuori. In prigione trovano l’affetto delle altre detenute che condividono la loro stessa esperienza. Il sostegno reciproco tra queste donne diventa una forma di resistenza ed emancipazione. Malqueridas ricostruisce le loro storie attraverso le immagini che loro stesse hanno girato dentro la prigione con i cellulari il cui uso è vietato, recuperando la memoria collettiva di una comunità dimenticata.
DATI TECNICI
Regia
Tana Gilbert
Durata
74 min
Genere
Documentario
Sceneggiatura
Tana Gilbert, Paola Castillo Villagrán, Javiera Velozo, Karina Sánchez
Fotografia
donne detenute in carcere
Montaggio
Javiera Velozo, Tana Gilbert
Nazionalità
Cile, Germania
Anno
2023
Attività

Presentazione e critica

Tana Gilbert (1992) è una regista cilena. I suoi cortometraggi documentari sono stati presentati a livello internazionale in numerosi festival tra i quali Hot Docs, RIDM Montreal International Documentary Festival, Chicago International Film Festival, Seminci, Valdivia International Film Festival. Ha un Master in film documentario dall’Università del Cile e tiene corsi di cinema in diversi atenei del paese. È stata selezionata per far parte dell’IDFA Academy nel 2019. Malqueridas è il suo primo lungometraggio.

Note di regia – Sin dai miei primi cortometraggi, temi come la cura, la prigione e i ruoli di genere hanno animato le mie riflessioni artistiche. Questo è un progetto realizzato tra loro e noi, sfidando la narrazione dominante e preservando le loro storie, la loro esistenza e la loro umanità. Sulla base di registrazioni effettuate con i loro cellulari clandestini all’interno del carcere, abbiamo ideato una storia collettiva che ricostruisce le loro esperienze e i loro affetti. Il racconto emerge da estese conversazioni con più di venti donne, reinterpretate a partire dall’esperienza di una di loro, Karina. Ogni fotogramma del film è stato stampato e ri-digitalizzato, allo scopo di assegnare uno spazio fisico a queste immagini, rendendole eterne e impossibili da cancellare. In questo modo, il film custodisce una memoria collettiva che solleva una domanda sul valore delle immagini: creare immagini significa appropriarsi della realtà e farla propria.