L’orchestra stonata

Emmanuel Courcol

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L'acclamato direttore d'orchestra Thibaut ha la leucemia e ha bisogno di un donatore di midollo osseo. Proprio a causa della sua malattia, scopre di essere stato adottato e che il perfetto donatore potrebbe essere suo fratello biologico. Si tratta di un modesto impiegato che vive in una cittadina nel Nord della Francia e suona il trombone nella fanfara locale.
DATI TECNICI
Regia
Emmanuel Courcol
Interpreti
Benjamin Lavernhe, Pierre Lottin, Ludmila Mikaël, Jacques Bonnaffé, Sarah Suco
Durata
103 min.
Genere
Commedia
Sceneggiatura
Emmanuel Courcol, Irène Muscari
Fotografia
Maxence Lemonnier
Montaggio
Guerric Catala
Distribuzione
Movies Inspired
Nazionalità
Francia
Anno
2024

Presentazione e critica

Per “fanfara“, stando alla Treccani, si intende un “complesso di strumenti a fiato e di strumenti a percussione, che accompagna di solito sfilate, parate militari, cerimonie ufficiali”, in senso figurativo invece è una “declamazione di tono solennemente squillante, iperbolicamente celebrativo”. Insomma, una fanfara è un gruppo di persone che suonano facendo un gran casino, ma anche trovando dei picchi di incredibile espressività emotiva, a patto che si sia qualcuno ad accordarle. Un’immagine forte, trasportabile in qualsiasi ambito della vita, scelta da Emmanuel Courcol per il suo L’Orchestra Stonata (in originale En fanfare).

 

Un maestro della nuova commedia francese (alcuni dei suoi film sono stati oggetto di remake anche da noi, tipo Un triomphe, trasformato in Grazie ragazzi di Riccardo Milani), che conferma il fetish del movimento per le pellicole sul linguaggio, oltre alla sua volontà di mettersi alla prova miscelando generi e toni diversi con acume e brillantezza, senza andare mai fuori giri, ma, anzi, andando sempre a fondo sulle tematiche che affrontano.

In questo caso partendo da un dramma familiare, anche grazie alle interpretazioni magistrali dei due protagonisti, Benjamin Lavernhe e Pierre Lottin, per arrivare poi a farsi pellicola sociale e, infine, denuncia politica, riuscendo a parlare di classismo insito e degradazione sociale. Tante voci e tante ingredienti e se ci si mette la musica come elemento centrale non si fa fatica a pensare, di nuovo, alla fanfara. Fortuna che il regista sa benissimo come accordare tutto.

 

Thibaut è un direttore d’orchestra di fama internazionale, ma anche un uomo di mezza età completamente solo (tolta la madre e la sorella) e che ha sacrificato tutto per arrivare dov’è. Una solitudine che si accentua improvvisamente nel momento in cui scopre di essere affetto da leucemia e quindi di avere urgente bisogno di un donatore compatibile per un trapianto di midollo osseo.

Non c’è infatti nessuno, stando alle indagini mediche, compatibile intorno a lui. Bel modo di scoprire di essere stati adottati. Un dramma, ma non proprio del tutto, dal momento che non c’è nessuno di compatibile, ma solo intorno a lui, esiste infatti qualcuno di adatto, che però sta a qualche chilometro e qualche anno di distanza, un redivivo fratello di sangue, Jimmy.

 

Jimmy vive lontano dalle grandi città, in uno dei paesini della Francia settentrionale che galleggiano tra il mantenimento delle tradizioni e le influenze statunitensi. Uno di quei posti dove esistono ancora le associazioni dei minatori, ma il sindaco va in giro con il cappello da cowboy. Il nostro lavora come cuoco in una mensa, è separato e non vede mai la figlia. Un tipo burbero, completamente diverso da Thibaut, eppure l’unico compatibile e forse non solo per il midollo. Magari ad unire i due uomini c’è anche qualcos’altro, tipo la musica e un’orchestra.

Il movimento audiovisivo transalpino ha pochi eguali in Europa e la commedia è solamente uno dei suoi fiori all’occhiello, ma bisogna ad ogni modo sottolineare la capacità che hanno gli autori del genere di riuscire sempre a mettersi in gioco, sperimentando, rubando e reinventando, senza perdere mai la capacità di essere diretti, veloci e immediati. In questo caso L’Orchestra Stonata affonda parte delle sue radici nel cinema britannico, specialmente quando usa toni leggeri per parlare di classismo all’interno della società e di come questo sia frutto anche della zona geografica dove si nasce.

Un esempio recente può essere Pride di Matthew Warchus, dove si utilizzava la sessualità per trovare una chiave di volta e c’era sempre in mezzo una paesino di minatori. In questo caso si punta di più sull’intimismo (maggiormente nelle corde del cinema francese dopo tutto) e si utilizza la musica come livellatore, come un mezzo per rinsaldare, riunificare e far dialogare ciò che il destino aveva deciso così arbitrariamente di allontanare. In questo caso due fratelli, che si riscopriranno uniti non solo per il legame familiare, ma anche per lo spirito. Loro due sono il fulcro di una pellicola che combatte l’elitarismo parlando di comunità e di legami umani.

Per arrivare allo scopo il personaggio di Thibaut diventa un deus ex machina più della sua patologia, piombando nella vita del fratello chiedendo una parte di lui e dandogli indietro tutto se stesso, scoprendo così di essere stato, in qualche modo, sempre presente. L’Orchestra Stonata sono loro due, ma sono anche le loro rispettive realtà, metafore e archetipi di tante altre vite e situazioni quando non si riesce a trovare un linguaggio, una sintonia, uno spartito comune, qualcosa che possa mettere nella condizione di suonare insieme. Basterebbe trovare un’armonia, come quella, per esempio, de Il Boléro di Ravel.

 

Movieplayer

L’arte è terapeutica, aiuta a comunicare anche persone che si trovano in contesti problematici. Sembra questa la missione dell’attore diventato da tre film regista, Emmanuel Courcol. È esploso con il successo, nonostante la pandemia, del suo precedente En triomphe, storia di un attore in parabola discendente che tiene un corso di teatro a dei detenuti, con successiva turné di grande successo, diventato poi in Italia un remake di Riccardo Milani, Grazie ragazzi, con Antonio Albanese nei panni del personaggio interpretato nell’originale da Kad Merad.

Ora, dal teatro alla musica, torna a insistere come l’arte non sia alcunché di superfluo, ma è primario possa far parte di quella necessaria dose di bellezza che deve accompagnare la vita di chiunque, al di là delle classi sociali. L’orchestra stonata mette a confronto la musica cosiddetta alta, quella classica delle grandi sale da concerto di tradizione, con quella bassa delle bande di paese. In comune per chi suona c’è l’ossessione per le note e per la condivisione di una melodia con altre persone, in attesa di regalare appunto momenti di bellezza nel pubblico che ascolta.

Un feel good movie, ancor più del precedente, che può ricordare La famiglia Belier, anche per il suo cruciale crescendo catartico finale, unisce la commedia con un contesto sociale difficile ma non ignorato, ben presente e da non dimenticare. Va bene il concerto che porta in un’altra dimensione emotiva, ma si rimane nella provincia più in difficoltà della Francia, il nord operaio alle prese con la crisi e la chiusura di tante fabbriche. È da lì che viene Jimmy, cresciuto da una madre affettuosa e impegnato come cuoco in uno stabilimento a rischio delocalizzazione. Suona il trombone e dedica molto tempo alla banda con cui si esibisce spesso e volentieri in brani del repertorio più melodico della canzone francese, da Aznavour a Michel Sardou. È solo quando scopre di avere un fratello, Thibaut, nientemeno che una celebrità nel mondo come direttore d’orchestra, che inizia a convincersi di avere talento e prova a fare un salto in avanti nel mondo della musica.

I due fratelli, con apparentemente niente in comune, se non un orecchio musicale sfruttato in pieno o trascurato, applicato in due universi non comunicanti, sono stati separati da piccoli finendo in due famiglie adottive, in contesti molto diversi, visto che Thibaut è riuscito a fare quella carriera anche grazie alla famiglia della buona borghesia in cui è cresciuto. Quanto il contesto definisce ancora oggi (o forse di più) la parabola di una vita? Fra sensi di colpa e tentativi di costruire un rapporto fra i due fratelli, per troppi anni negato, il film contempla da vicino come sia il piacere di aprirsi e ascoltarsi la chiave per il superamento di differenze e pregiudizi. Un legame che di punto in bianco riavvicina Jimmy e Thibaut proprio per una necessità letteralmente di sangue come un trapianto di midollo, necessario per guarire la malattia del “fortunato” musicista classico.

Percorso che non si permette di ignorare accidenti e contesto, L’orchestra stonata diverte e commuove senza sfociare nella retorica facile, specie parlando di malattia, conservando un buon equilibrio, in linea con un genere di commedia umana edificante rivolta chiaramente a un ampio pubblico, con rispetto e senza truccare le carte.

 

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