La notte del 12

Dominik Moll

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L'investigatore Yohan, di recente giunto a Grenoble come capo della polizia giudiziaria, si occupa del misterioso omicidio di Clara. Nonostante le accurate indagini e gli estenuanti interrogatori, l'uomo non riesce a risolvere il caso e a trovare l'assassino, cadendo in una vera e propria ossessione. Le ricerche, però, porteranno a galla molti segreti di quello che appare al di fuori come un paesino tranquillo.
DATI TECNICI
Regia
Dominik Moll
Interpreti
Bastien Bouillon, Bouli Lanners, Théo Cholbi, Johann Dionnet, Thibaut Evrard, Julien Frison, Paul Jeanson, Mouna Soualem
Durata
115 min.
Genere
Drammatico
Giallo
Sceneggiatura
Gilles Marchand, Dominik Moll
Fotografia
Patrick Ghiringhelli
Montaggio
Laurent Rouan
Musiche
Olivier Marguerit
Distribuzione
Teodora Film
Nazionalità
Francia, Belgio
Anno
2022
Classificazione
6+
Attività

Presentazione e critica

In un paesino di montagna nella Francia sud-orientale, in una tranquilla notte d’autunno, la giovane Clara viene orribilmente uccisa da uno sconosciuto che le dà fuoco in strada. Da poco arrivato a capo della polizia giudiziaria di Grenoble, il giovane capitano Yohan Vivès indaga sulla vita privata della ragazza, sulle sue frequentazioni e sulle sue abitudini, per cercare il colpevole dell’omicidio. Dietro la tranquillità della provincia anonima si celano come sempre segreti e misteri, ma il caso di Clara rischia di diventare uno dei tanti destinati a rimanere irrisolti…
Dietro la trama del film di Dominik Moll ci sono le tante storie vere degli omicidi che rimangono senza un colpevole: almeno il 20% di quelli denunciati, come informa la didascalia iniziale. La matassa che la polizia non riesce a sbrogliare è quella di una realtà complessa, intricata, senza un ordine o una direzione, di fronte alla quale la semplice legge non può fare abbastanza.
L’empatia del rapporto con l’altro è perciò ciò che cerca il protagonista del film, il comprensivo, attento, eppure anche lui impotente commissario Yohan, che passa anni a inseguire piste e sospetti per dare un volto all’assassino della povera Clara. Di fronte alla tentazione di trasformare la vittima in colpevole – poiché la bionda e appariscente Clara collezionava amanti e, dunque, per molti abitanti è in qualche modo responsabile della sua fine… – Yohann interroga, ascolta, discute, alla lunga si ostina a scorgere a tutti i costi una luce laddove regna il buio. Quel stesso buio orrendamente squarciato dal corpo in fiamme di Clara, e poi tornato all’inerme normalità di sempre.
Chiamata per tradizione a rimettere in ordine i pezzi della realtà, la figura del detective, spesso solitaria e senza vita privata, oppone la razionalità della logica all’irrazionalità del male; la forza della legge alla furbizia del presunto criminale. Di fronte alla morte di Clara, però, tutto questo non basta. E non è un caso che Yohan sia costretto a controllare e poi allontanare soprattutto l’amico e collega Marceau (un grande Boulin Lanners), burbero e irascibile, che considera le indagini l’occasione di una rivalsa personale contro la moglie che lo ha tradito. L’umanità di Yohan, la sua solitudine da copione e la sua necessaria equidistanza dagli orrori che testimonia, lo avvicinano il più possibile alla verità, senza tuttavia permettergli di arrivare alla soluzione del caso.
Senza la complessità di messinscena di altri film che hanno raccontato il lavoro delle forze dell’ordine francesi (vengono in mente Legge 627 di Tavernier, Polisse di Maïwenn, prima ancora Police di Pialat), Moll usa il personaggio del capitano, e lo sguardo pieno di compassione dell’attore Bastien Bouillon, per provare a unire i punti di un mosaico incompleto e inquietante, immerso nella calma ovattata della vita di montagna.
Il pensiero va ovviamente anche a Zodiac, per via di una trama destinata a rimanere sospesa: ma la razionale costruzione dell’indagine da parte di Fincher qui è sostituita da uno sguardo più dimesso, quasi rassegnato.
La notte del 12 procede come un poliziesco: dalla scena iniziale dell’omicidio disegna il quadro di un’indagine complessa indefinita. Ogni possibile pista seguita da Yohan e dai colleghi, con i suoi sospettati, i suoi interrogatori e le sue situazioni dure da accettare (l’indifferenza verso Clara da parte del fidanzato ufficiale, la volgarità di uno dei suoi amanti, le reticenze della migliore amica…), allontanano dalla soluzione del caso e al tempo stesso approfondiscono il quadro di un’umanità incapace di accettare il mistero degli altri – dei loro desideri, delle loro ragioni – prima ancora che quello della morte.
È questo aspetto quasi metafisico a interessare il regista, che con il suo noir malinconico trasforma Clara nella vittima sacrificale di una società indifferente e Yohan nel suo redentore chiamato a fallire. La ragione per cui l’omicidio di una povera ragazza bruciata viva rimane insoluto sta perciò nella sua ferocia repressiva, incomprensibile ma ineliminabile, di fronte alla quale non c’è essere umano che sappia trovare una spiegazione.

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La notte del 12 è un film che nasce come un poliziesco e nel corso del racconto cambia poco alla volta forma. Il ritmo sostenuto della prima parte viene abbandonato per lasciare spazio a momenti di vita quotidiana inedita. In una trama che ruota attorno alla ricerca del colpevole per l’orribile omicidio di una ragazza, iniziano due indagini, che corrono parallele per tutta la durata del film. La prima è quella che riguarda il caso in sé, è la spina dorsale del film; la seconda, invece, nascosta nelle ambientazioni e nei silenzi, è quella che intraprende il regista, sondando l’animo dei suoi personaggi, facendone emergere le contraddizioni e i dubbi e dando poco alla volta al suo film le tinte di un noir atipico.
Nei due personaggi principali, Yohan e Marceau, emerge la relazione contraddittoria tra questi due generi. Da un lato un uomo freddo ed ermetico, al tempo compassionevole e cinico, devoto alle regole e alla totale organizzazione, chiuso nel suo velodromo mentale, ripetitivo fino all’ossessione, in cerca di una irraggiungibile perfezione; Yohan cerca in tutti i modi di risolvere il caso, fin quando un nuovo personaggio che giunge nel distretto di polizia gli fa cambiare punto di vista. Dall’altro lato c’è Marceau, istintivo e sensibile: un poliziotto che avrebbe voluto diventare professore di francese per trasmettere la passione che alberga in lui e che non riesce ad esprimere nel suo lavoro.
È attraverso il tormento di Marceau che Dominik Moll, a partire dal caso di cronaca, sottolinea soprattutto la dimensione umanista (e femminista) del racconto. Ciascuno degli indiziati ha avuto legami intimi con la vittima Clara, ma nessuno sembra capace di analizzarne la figura, vista dagli indiziati con brutale superficialità, come un oggetto sessuale. La stessa superficialità, vagamente misogina, attanaglia anche i ragionamenti dei poliziotti e i loro tentativi di risalire al colpevole. Un uomo ha ucciso Clara, e degli uomini indagano sulla sua morte: accomunati dalla stessa natura, indiziati e poliziotti finiscono per farsi un’idea sbagliata di Clara, per porsi domande sbagliate sulla sua vita e dunque non ottenere le risposte che cercano. Se non fosse per la migliore amica di Clara, lo spettatore avrebbe la sensazione di non accedere a nulla di veramente autentico della vittima.
In La notte del 12 sono i personaggi femminili a dare forza al racconto, anche quando minori o passeggeri (come la della madre di Clara, interpretata da Charline Paul, presente in una singola scena). Del resto è Nadia (interpretata da una ispirata e mai sopra le righe Mouna Soualem), un nuovo personaggio che giunge dopo l’uscita di scena di Marceau, a donare uno sguardo diverso ai colleghi e a permettere al protagonista di abbandonare il suo cinismo ed esplorare nuovi orizzonti, imparando ad apprezzare i punti fragili e sensibili di chi gli sta intorno.

Cineforum.it

Presentato al Festival di Cannes (Première) e diventato la sorpresa estiva nei cinema francesi, con quattro settimane in top ten e oltre 450.000 spettatori, La notte del 12 si ispira a fatti realmente accaduti, raccontati nel libro inchiesta 18.3: Une année à la PJ di Pauline Guéna, che per un anno ha seguito il lavoro di un commissariato di polizia giudiziaria.
È un’operazione sorprendente, quella di Dominik Moll, che recentemente aveva realizzato Only the Animals – Storie di spiriti, intanto per come rilegge la tradizione del noir francese, ma soprattutto per la disinvoltura con cui porta avanti la linea della detection svincolandosi però dai consueti parametri dei thriller preconfezionati. “Il rapporto tra uomini e donne è centrale nel film – spiega Moll – Sappiamo che molte notizie di cronaca sono direttamente legate a casi di violenza perpetrati dagli uomini contro le donne. Gli ufficiali che devono combattere questa violenza sono di fatto quasi esclusivamente uomini. A cosa pensano questi uomini quando indagano sui crimini commessi contro donne che potrebbero essere le loro figlie, le loro partner, le loro amiche, le loro sorelle? Come vedono i sospetti? E le vittime? Quali sentimenti provoca in loro tutto questo? Volevamo che il film portasse il pubblico a porsi tali domande”.
È questo il nodo centrale sul quale si interrogano tanto il regista quanto il film, che ragiona su femminicidio e banalità del male, mantenendo intatta la coerenza di atmosfere notturne e giornate infruttuose, senza dimenticare l’importanza di uno scavo che passo dopo passo riesce a portare in superficie il vissuto, e il pregresso, di personaggi ricchi di sfumature.

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