La città delle sirene

Giovanni Pellegrini

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La notte del 12 novembre 2019 Venezia è stata colpita da una serie di inondazioni che hanno sommerso la città per una settimana. Partendo dalle immagini della sua casa e del suo studio allagati il regista racconta in prima persona cosa vuol dire convivere con l’acqua alta e come la sua città affronta la catastrofe. Ne scaturisce una riflessione sul vivere nella prima linea del cambiamento climatico che minaccia di far scomparire il nostro mondo.
DATI TECNICI
Regia
Giovanni Pellegrini
Durata
52 min.
Genere
Documentario
Fotografia
Giovanni Pellegrini
Montaggio
Giovanni Pellegrini
Musiche
Filippo Perocco, Acram
Distribuzione
Ginko Film
Nazionalità
Italia
Anno
2020
Classificazione
Tutti

Presentazione e critica

Partendo dalla sua propria casa e dallo studio di Ginko Film che scopre completamente allagati, il regista veneziano comincia a esplorare la città, attraversandola ora a piedi, ora in barca, per giungere, dove consentito, negli spazi pubblici e privati violati dall’acqua alta. Case, negozi, botteghe, piazze e fondamenta che vedono trasfigurata la propria fisionomia sotto l’effetto della violenza dell’acqua che sale, sono i comprimari di un racconto visivo che emoziona, scuote, fa indignare.

Pellegrini, nel suo girovagare, si scontra con l’amarezza e la disperazione di coloro che cercano di salvare il salvabile (gli elettrodomestici della cucina, i vestiti riposti nell’armadio, il divano, i ricordi stipati nello sgabuzzino, i volumi della libreria) e con una dotazione tecnica ridotta all’osso (prima uno smartphone, poi una telecamera e un microfono), registra l’alluvione veneziana del 2019 nelle ore in cui si è manifestata e in quelle immediatamente successive. Scandito dall’eco delle sirene di allertamento dell’acqua alta e dal suono della sua piccola barca a motore, il racconto audiovisivo di quel tempo è unico e originale, guidato ora da uno sguardo documentaristico, che sa essere oggettivo ed emotivamente controllato, ora dallo stupore di scoprirsi sopraffatto. Montato durante i mesi di marzo e aprile 2020, in pieno lockdown, La città delle sirene vede la collaborazione alle musiche del compositore e direttore Filippo Perocco e il contributo di Francesca Seravalle per la scrittura della voice over.

La città delle sirene è anche il nuovo capitolo di una storia tutta dedicata alla città lagunare raccontata dalla casa di produzione Ginko Film, e iniziata col film documentario Venezia Liquida – attualmente in lavorazione e con uscita prevista a inizio 2021 – che intende restituire un’istantanea inedita di un luogo in conflitto col clima, l’inquinamento e il turismo di massa.

“Sono nato a Venezia e l’acqua alta ha sempre accompagnato la mia vita – racconta Pellegrini – Negli anni ho visto questo fenomeno diventare sempre più frequente e minaccioso, fino alla notte del 12 novembre scorso. Il mio studio era completamente allagato e mi ero rifugiato su uno sgabello. In quel momento per la prima volta ho avuto paura dell’acqua”.

“Nei giorni successivi mi sono sentito in dovere di documentare quello che stava accadendo alla mia città – spiega il regista – Mentre filmavo la situazione di Venezia mi è sembrata sempre di più emblematica del nostro tempo. La crisi climatica è ovunque e i mari si stanno alzando in tutto il pianeta. Oggi non è in pericolo solo Venezia, ora rischiamo di veder scomparire tutto il nostro mondo. Quello che mi ha colpito è la velocità con cui tutto questo potrebbe accadere.”

 

Nuovavenezia.gelocal.it

Nel suo La città delle sirene, il regista Giovanni Pellegrini spiega che “Venezia è solo un fragile avamposto”. La città lagunare, raccontata nei giorni successivi all’acqua alta del 12 novembre 2019, ci mostra gli effetti della crisi climatica in una delle manifestazioni più innegabili: l’innalzamento del livello marino. Se si consultano le statistiche relative alle acque alte a Venezia negli ultimi 85 anni si scopre che il livello critico di 140 cm è stato superato in 20 occasioni, ma 11 di questi sforamenti (il 55%) sono avvenuti dal 2000 a oggi e rappresentano la cartina al tornasole degli effetti del riscaldamento globale sulle città costiere.

“Il mio film è un grido d’allarme, un invito a prendere sul serio i messaggi e gli avvisi che la natura sta mandando. È il racconto del modo in cui noi veneziani abbiamo vissuto durante l’ultima acqua alta. Sì, ora è arrivato il Mose, ma i veneziani hanno sempre gli stivali pronti, perché è sufficiente un blackout per mandare in tilt tutto” ha spiegato Pellegrini al termine della proiezione avvenuta lo scorso mese a CinemAmbiente, dove il documentario era inserito nella nuova sezione Made in Italy. Con pragmatismo e fedeltà cronachistica, Pellegrini porta la sua videocamera nei ristoranti e nelle librerie, nelle biblioteche e nei piani bassi delle abitazioni, raccontando l’impatto dell’alluvione sulla vita delle persone. Ci sono i librai che devono buttare nell’immondizia i volumi danneggiati e i bibliotecari che, supportati dagli studenti, provano a salvare vecchi incunaboli. Nelle chiese i volontari aiutano i sacerdoti a salvare mosaici e pavimentazioni dall’erosione della salsedine. Nella routinaria convivenza con l’acqua irrompe con violenza l’anomalia climatica, ma a differenza dell’overtourism e della disneyficazione del capoluogo veneto, questo fenomeno mette in discussione il futuro stesso di una città costruita fra terra e mare che da quest’ultimo rischia di essere inghiottita. “L’acqua rimescola gli equilibri fra uomo e natura” commenta la voice over di Pellegrini in quella che è una delle scene più forti del film, il pasto feroce di alcuni gabbiani in una piazza veneziana svuotata dall’alluvione, quasi un presagio della riappropriazione della città e dei canali da parte dei volatili e della fauna acquatica durante la pandemia. Fra i fotogrammi de La città delle sirene si intravvede l’ambivalenza dell’acqua, elemento che costituisce l’attrattiva della città, la sua stessa identità e, allo stesso tempo, una minaccia per la sua esistenza.

Ma, secondo Giovanni Pellegrini, “sotto il turismo che ci sta schiacciando esiste una città viva, fatta ormai non solo di veneziani, ma di studenti e di stranieri che hanno scelto di vivere in laguna”. Un documentario girato con passione e rigore, una testimonianza che andrebbe diffusa il più possibile, perché quello che accade sempre più spesso al fragile avamposto veneziano non riguarda solamente i suoi abitanti.

Ehabitat.it

Chi ha avuto modo di abitare a Venezia, conosce l’allerta meteo preannunciata dal suono delle sirene. I veneziani che escono da casa con stivaloni alti fin oltre il ginocchio, i turisti ignari che trovano riparo come possono, le passerelle lungo le calli, in Piazza San Marco, lungo riva degli Schiavoni e altre zone a rischio. In quel giorno fu registrata la peggior inondazione dal 4 novembre 1966. L’acqua arrivò a toccare 187 centimetri alle ore 22,50 del 12 novembre 2019. Eppure nessun veneziano si perse d’animo, un popolo oramai abituato da secoli agli eventi delle maree. In occasione della triste ricorrenza dell’alluvione dove la marea superò il livello di guardia 140 cm per ben quattro volte in una sola settimana, la GinkoFilm riporta nei cinema del Veneto il docufilm del regista e fotografo Giovanni Pellegrini. Si potranno conoscere, attraverso il lavoro del regista, i minuti, le ore, i giorni con cui i veneziani sono stati messi a dura prova ed hanno saputo dimostrare tutta la loro resilienza di fronte ad eventi meteorologici devastanti. Presentato in anteprima al festival Cinemambiente di Torino, La città delle sirene fa riflettere sui sentimenti di rassegnazione e di resilienza dei veneziani, abituati da secoli a convivere con le maree.

 

 

Mondointasca.it