Il giorno dell’incontro

Jack Huston

Image
Il giorno del suo primo combattimento dopo essere uscito di prigione, Mikey, un pugile un tempo famoso, intraprende un viaggio di redenzione nel passato e nel presente, mettendo a rischio la propria vita a causa di una malattia di cui nessuno è a conoscenza. Nel corso della giornata, Mikey fa visita a persone che sono state importanti per lui e che lo incoraggiano a superare il passato fatto di luci e ombre. Dopo un combattimento epocale al Madison Square Garden, una serie di eventi inattesi mostra che in realtà, in questo giorno, non era la boxe la cosa più importante per Mikey. È la storia di uno svantaggiato, costruita sull’introspezione, l’abnegazione e il perdono, e pone una domanda: fino a dove siamo disposti ad arrivare per coloro che amiamo?
DATI TECNICI
Regia
Jack Huston
Interpreti
Ron Perlman, Joe Pesci, John Magaro, Michael Pitt, Anatol Yusef, Nicolette Robinson, Kaili Vernoff, Jordyn Rax
Durata
108 min.
Genere
Drammatico
Sceneggiatura
Jack Huston
Fotografia
Peter Simonite
Montaggio
Joe Klotz
Musiche
Ben Macdiarmid
Distribuzione
Movies Inspired
Nazionalità
USA
Anno
2024

Presentazione e critica

Il giorno dell’incontro è un film sul pugilato a tutti gli effetti, anche se il pugilato occupa una parte irrisoria della sua durata: perché da che cinema è cinema i film sul pugilato sono film che parlano sempre di altro, e quasi sempre questo altro è un riscatto di qualche tipo. Tentato o realizzato.
Che Huston abbia deciso di girare il suo film in bianco e nero è poi un chiaro riferimento a quanto fatto da Scorsese in Toro scatenato, ma c’è da ringraziare il cielo per il fatto che il primo regista non abbia voluto cercare di emulare il secondo, andandosi a schiantare contro il muro delle ambizioni eccessive.
No, il bianco e nero – che, per paradosso, si vena appena di colore nei vari flashback che si inseriscono nel racconto – è per Huston funzionale a dare, a ragione, l’idea di un film e di un cinema che sono classici, fuori dal tempo frenetico del presente; è funzionale al tono malinconico e emotivo della vicenda che racconta.

Non c’è solo il bianco e nero: ci sono i volti degli attori, tutti scelti con cura, dal protagonista Michael Pitt fino a quei personaggi che vedi solo in un paio di inqiuadrature, passando per gente come Steve Buscemi, John Magaro, l’immenso Joe Pesci, protagonista muto di una scena di grande intensità nel ruolo del padre di Mike. C’è una città che è lontana da ogni luce della ribalta, e raccontata solo nelle sue realtà più marginali e proletarie. Tutto sembra, insomma, evocare il fantasma di un cinema che è quello della New Hollywood, e un’idea springsteeniana di Stati Uniti e di americani (anche se ad aprire il film è un brano del Sixto Rodriguez cui è dedicato il bellissimo documentario Sugarman).
Se poi pensiamo che il titolo del film è lo stesso di quello del primo corto di Stanley Kubrick, che faceva una cronaca documentaristica simile a quella pensata da Huston, il cerchio si chiude.
E però forse proprio quest’ultimo indizio è anche la spia di quello che potrebbe essere il problema principale, e unico, di questo film. Che è un film che nasce da passioni e intenzioni chiare e sincere ma che, declinandole in maniera un poco programmatica, rischia di dare l’impressione di essere eccessivamente costruito, e un po’ troppo prevedibile.
Ma l’eccesso di Huston è eccesso di generosità. E alla fine Mike trova la sua redenzione, e noi spettatori, specie di fronte al ricordo, o l’allucinazione, di una lezione di vita di suo padre, troviamo la nostra piccola ma utile commozione. Perché alla fine dei conti Il giorno dell’incontro è un film di perdenti che però hanno saputo mantenere, o ritrovare, una bussola morale. Qualcosa che oggi appare smarrito da tutti: a volte più da chi vince che da chi perde.

Cominssong

Un film lancinante, potente, che ha il respiro delle grandi narrazioni degli anni ’50. Un film immerso in un bianco e nero che dipana ricordo, nostalgia, cinema, struggimento. Un film che racconta un pugile, ma in cui la boxe è poco più di un pretesto, per raccontare il momento in cui si fanno i conti con la propria vita. Sembra fuori dal tempo, da qualsiasi tempo, Il giorno dell’incontro. Nel suo procedere dentro una New York anni ’80 di docks, di strade di Brooklyn dense di graffiti e di homeless. Un film che va, con il suo protagonista Michael Pitt, lungo la linea 2 della Subway, quella metropolitana dal tragitto infinito, che va da Brooklyn al Bronx. Un film che parla di boxe, sì, ma soprattutto di conti con la vita. Conti da regolare. In un bianco e nero che è più cinema di qualsiasi cosa abbiamo visto negli ultimi mesi.
Michael Pitt appare, lontano anni luce dal ragazzo che avevamo incontrato in The Dreamers di Bertolucci. Nel 2022, le cronache ce lo avevano raccontato dopo un suo arresto, con l’accusa di aggressione e furto. Era seguito in un istituto mentale. Sembravano lontani gli anni in cui era una rivelazione, in cui aveva interpretato Kurt Cobain in Last Days di Gus van Sant. E tutto questo dolore, questa rabbia, questo deragliamento si vedono, in lui, nel suo sguardo, nel suo modo di recitare. Sembra quasi, in alcune scene, che faccia fatica a pronunciare le parole, come se ci fosse un nodo troppo forte da sciogliere, prima di parlare.

Lo vediamo correre, all’inizio del film, come Sylvester Stallone all’alba, nelle strade di Philadelphia, in Rocky di John Avildsen, il padre e la madre di ogni film sul pugilato. E non è un caso, certamente. Poco dopo, lo vediamo bere un bicchierone con delle uova appena tirate fuori dal frigo.
La fotografia di Peter Simonite è accorta, precisa. Più che a Toro scatenato, ovvio termine di paragone, fa pensare ai grigi delle foto di Bruce Weber, e Michael Pitt ci fa pensare al Chet Baker che il fotografo ci aveva consegnato, ancora bellissimo ma già devastato. Una fotografia che sembra quasi farci percepire il freddo di una New York invernale.
E poi c’è la storia. Tutta in un giorno, un giorno che riassume una vita. Un giorno per saldare i debiti con la propria esistenza. Un giorno per fare pace con se stessi, prima che con gli altri. Un giorno per guardare in faccia le proprie colpe, i propri fallimenti, per cercare un riscatto.
La struttura del film è questa, una sorta di via crucis attraverso varie stazioni. A rendere memorabile ogni scena, ogni incontro, oltre ai dialoghi, ci sono almeno tre interpretazioni memorabili.(…)

Joe Pesci che dà vita a una scena impressionante, senza dire una parola. Un piano d’ascolto infinito, bloccato in una residenza per anziani, con il gesto della mano destra a “contare gli spiccioli”, tipico dei parkinsoniani, la parola che non esce, la fissità dello sguardo, tutto racchiuso dentro, senza poter uscire. Ma è chiaro che capisce tutto, tutta la confessione del figlio, il quale gli dice cose che non gli aveva detto mai. Afasico, e tuttavia mai così eloquente, da Oscar.
Viene voglia di dire che Il giorno dell’incontro è un film cristiano. Non tanto perché appare un prete, amico d’infanzia del protagonista, un prete che gli dice le cose con ironia, con affetto, e anche a brutto muso, come in Angeli con la faccia sporca di Michael Curtiz. È un film cristiano perché parla del sacrificio, del senso della vita come dono verso gli altri. E perché mette in scena, sostanzialmente, un Getsemani. Ovvero, quel momento in cui Cristo fa i conti con il dolore, il dolore a cui va incontro.

Un ultimo accenno. Alla colonna sonora. Pazzesca, fin dall’inizio, con quella canzone di Sixto Rodriguez, il folk singer di Detroit, figlio di operai, che fu una star a sua insaputa, famoso più di Bob Dylan, in Sudafrica, dove diventò un punto di riferimento nella lotta all’apartheid. Ma lui non ne seppe nulla, e continuò a fare l’operaio a Detroit, finché non lo scovò la troupe di un documentario, Sugar Man. In apertura del film c’è la canzone di Sixto Rodrigues “Crucify Your Mind”, ed è il primo brivido. Ma quelli definitivi arrivano quando Nicolette Robinson, che nel film è la ex compagna di Pitt, interpreta “Have You Ever Seen the Rain?” dei Creedence Clearwater Revival. Quando sarà finita, dicono, pioverà un giorno di sole, dice il testo. È, in pratica, un riassunto perfetto di tutte le linee che innervano il film.

Mymovies