Massimiliano Bruno, Edoardo Leo
DATI TECNICI
Regia
Interpreti
Durata
Genere
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Musiche
Distribuzione
Nazionalità
Anno
Attività
Presentazione e critica
Oh, adesso sì che ci siamo! Perché se I migliori giorni non ci aveva convito del tutto, questi peggiori, invece, dimostrano di saper graffiare, sfruttando totalmente una retorica cinematografica funzionale per il discorso mosso dai registi Massimiliano Bruno ed Edoardo Leo, che si sono alternati nella regia e nella scrittura dei rispettivi quattro episodi. Sarà il momento, sarà il peggiorativo del titolo, saranno le storie raccontate, ma l’intenzione originale appare rispettata in un sequel che sequel non è, bensì risulta come una conseguente proiezione dei temi già affrontati. Vero è che la scrittura, in generale, è affidata anche a Beatrice Campagna, Salvatore Fazio, Andrea Bassi, Marco Bonini, Gianni Corsi, Herbert Simone Pagani che, insieme, danno un senso amaro a quelle festività che allacciano e legano lo scopo di un’opera decisamente corale. Una coralità tecnica, narrativa, nonché interpretativa.
I peggiori giorni alterna alcuni degli attori più amati dal pubblico (da Edoardo Leo ad Anna Foglietta, da Neri Marcorè a Claudia Pandolfi), ed è costante il livello di cattiveria che pervade nei quattro episodi, a loro volta pretesto per quelle che dovrebbero essere le classiche festività comandate. Con un’intelligente aggiunta, Halloween. Che piaccia o no, l’episodio – che chiude il film – rispecchia una certa dimensione moderna, dove il rancore pervade e i cattivi sono ancora più cattivi. Halloween, in questo caso, sfruttando il fattore azione e reazione (fattore che regge ogni segmento), porta I peggiori giorni in una dimensione narrativa ancora più attuale.
A dire il vero, l’unico episodio sequel de I peggiori giorni è il primo, Natale, diretto e interpretato da Edoardo Leo. Qui, un anno dopo, ritroviamo i tre fratelli Alessandro, Luca e Stefania (Leo, Massimiliano Bruno, Anna Foglietta), e li ritroviamo a casa di loro papà Flaminio, interpretato da Renato Carpentieri (che fuoriclasse). Quello che dovrebbe essere un Natale in famiglia, si trasforma in un Natale di veleni e meschinità quando Flaminio chiede chi di loro è disposto a donargli un rene, viste le precarie condizioni di salute. Riprendendo alcuni temi de La Vigilia, che apriva I migliori giorni, l’episodio mette in scena gli squilibri di una famiglia soffocata dall’ego e dalle personalità, dove l’apparenza e le maschere provano a nascondere i sotterfugi e le ambizioni. Ne esce fuori un panorama famigliare spietato, con una conclusione ancora più spietata. A rimarcare ciò che il film vuole essere. Anzi, ciò che vuole evitare di essere: se I migliori giorni si incastrava proprio in un umorismo forzato e inutile, I peggiori giorni – pur proseguendo nella retorica – punta dritto all’oscurità, asciugando qualsiasi tipo di possibile humour. Una scelta davvero sensata.
Forza e coraggio, che dopo aprile viene maggio? Mica tanto, a giudicare dal secondo segmento de I peggiori giorni. L’episodio, forse, più sconcertante di tutti, sia per linguaggio sia per costruzione scenica. Diretto ancora da Edoardo Leo, Primo Maggio è l’esempio delle azioni e delle reazioni messe in moto dal film. Nello specifico, i protagonisti, interpretati da Fabrizio Bentivoglio e Giuseppe Battiston, sono le vittime dirette e indirette di una crisi economica acuita dal Covid e dallo squilibrio sociale. Bentivoglio, dirigente di un’azienda sull’orlo della bancarotta che vuole farla finita il giorno dei lavoratori, e Battiston, ex dipendente che pretende la sua liquidazione. Un incontro e uno scontro (supportato dalla bravura dei due attori), traducendo un mal di pancia generale impossibile da curare. Entrambi cercano una via d’uscita, rendendosi conto che l’unica possibilità è sfidare il destino con l’unica arma capace di attirare l’attenzione. Più in generale, il Primo Maggio de I peggiori giorni, è la scintilla più calda del film, e un buon esempio di scrittura tesa e dinamica.
Se di tensione parliamo, l’episodio più teso de I peggiori giorni è Ferragosto. Diretto da Massimiliano Bruno, il clima – di per sé rovente – diventa poco a poco insostenibile per le quattro parti in causa, arrivando poi ad una conclusione che potremmo definire disarmante. Un episodio caricato, che gioca con i contrapposti, con le voci, con gli sguardi. Gli sguardi di due coppie agli antipodi, e del loro sconvolgente faccia a faccia. Uno scontro, però, motivato da un crimine orribile: Flavia e Guido (Anna Ferzetti e Neri Marcorè), lei volto noto televisivo, lui professore, bussano alla porta dei ben più ruspanti Ramona e Vincenzo (Claudia Pandolfi e Ricky Memphis). Una villa, una piscina, la musica a tutto volume e i ragazzi che giocano. Qualcosa però macchia l’aria, turba i volti degli aitanti ragazzi quando vedono arrivare gli intellettuali Flavia e Guido. Pochi convenevoli, i due vanno dritti al punto contro Ramona e Vincenzo, mettendoli al corrente che i loro figli adolescenti hanno abusato, fotografando il tutto, della figlia. Una fotografia bollente, uno spaccato di società portato all’estremo, e l’esercizio scenico di una storia drammaticamente quotidiana, delineata da una tensione retta dal ritmo e dall’ottima interpretazione di Anna Ferzetti e Claudia Pandolfi.
Come detto all’inizio, Halloween è la novità in fatto di feste. Una festa adottata, ormai entrata nell’ottica italiana. Frutto di una globalizzazione ormai sfilacciata, ma iconica nella sua raffigurazione di certe figurazioni. Che piaccia o no. Dunque, anche Halloween si lega al discorso ampio de I peggiori giorni. Vittorio è depresso, e il 31 ottobre è un giorno per lui maledetto. Ciononostante, alla figlia Matilde serve una mano: deve animare una festa di Halloween, e serve un mago. Il mago è Vittorio, che resta sconvolto quando scopre che la festa è organizzata da Gildo (Giovanni Storti) un vecchio amico, borioso e arrogante. Halloween mette in contatto più classi sociali, si fa amarissimo nella parte centrale, per poi aprirsi ad un bagliore di speranza, suggerito dallo sguardo di una generazione in costante lotta, e in perenne accettazione. Da cui, forse, si dovrebbe solo imparare.
C’erano una volta le commedie all’italiana, quei titoli capaci di concentrare tra le righe della trama un cinismo e una brillantezza che il mondo guardava con ammirazione e un pizzico di invidia. E poi non ci sono state più. Sono, infatti, passati anni prima che il cinema italiano si smarcasse dalla copia carbone del modello americano e tornasse al suo spirito originario, sprezzante e scintillante, e I peggiori giorni ne sono l’esempio più riuscito. Nel secondo capitolo de I migliori giorni, fruibile indipendentemente dal primo perché parliamo di episodi autoconclusivi, Edoardo Leo e Massimiliano Bruno riscoprono la spietatezza di monicelliana memoria mettendo a punto un film forte, dissacrante, capace di dimostrare tutte le brutture e le storture che le feste comandate portano con sé. In ogni episodio, ognuno dedicato a una di quelle festività che il calendario ci impone di festeggiare a ogni costo, c’è infatti un’umanità spezzata in cui è facilissimo immedesimarsi. Dai figli che, un po’ come in Parenti serpenti, cercano di deresponsabilizzarsi di fronte ai malanni di un genitore alla vendetta cieca di un imprenditore nei confronti dell’amico squattrinato che trent’anni prima gli ha rubato la fidanzata.
Con incredibile sagacia, I peggiori giorni – prodotto da Fulvio e Federica Lucisano insieme a Italian International Film e Vision Distribution – ci ricorda quanto il nostro cinema sappia – quando ci si mette – toccare corde scomode che non a tutti fa piacere affrontare. Dall’egoismo più spinato alla disperazione più profonda, passando per il classico pregiudizio che le élite nutrono nei confronti delle classi sociali meno accademicamente preparate e per la cattiveria che mira alla distruzione della presentabilità di un uomo per il semplice gusto di farlo. Con la loro sceneggiatura tagliante e la loro regia chirurgica, Leo e Bruno ci fanno capire sia quanto sia difficile confezionare delle storie di mezz’ora – la vera arte non è annacquare un film spingendolo alle tre ore di durata, ma cercare di raccontare qualcosa in un tempo limitatissimo – e sia cosa possa fare il nostro cinema quando di mezzo ci sono attori di prim’ordine e idee fresche e innovative.
Dagli stessi Edoardo Leo e Massimiliano Bruno, passando per Anna Foglietta, Renato Carpentieri, Fabrizio Bentivoglio, Giuseppe Battiston, Claudia Pandolfi, Anna Ferzetti, Ricky Memphis, Neri Marcorè, Marco Bonini – anche sceneggiatore dei primi due episodi -, Liliana Fiorelli e due grandissimi Rocco Papaleo e Giovanni Storti, I peggiori giorni va a segno apparentemente senza sforzo, portando il pubblico a ridere a crepapelle e ad angosciarsi come non mai in presenza di storie ad altissimo tasso di immedesimabilità, lontane da tutte quelle forzature cui spesso e volentieri il cinema americano rincorre. L’ironia e l’amarezza aiutano un po’ tutti a ricordarci quanto il nostro cinema sappia essere pungente e brillante, e di questo non possiamo non ringraziare Leo e Bruno, con la speranza che l’esperimento non finisca qui.