Massimiliano Bruno, Edoardo Leo
DATI TECNICI
Regia
Interpreti
Durata
Genere
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Distribuzione
Nazionalità
Anno
Presentazione e critica
Quattro giorni, quattro festività, quattro svolte, quattro imprevisti nei rispettivi quattro episodi che compongono I Migliori Giorni, commedia che si fa amarezza e amarezza che si fa ironia diretta da Edoardo Leo e Massimiliano Bruno. I due registi, infatti, si sono alternati alla regia, declinando le dinamiche che ruotano attorno al Natale, al Capodanno, a San Valentino e all’8 Marzo. Declinandole, ovviamente, in senso estremo. Già perché il film, che presenta un cast corale all star – (Leo e Bruno si sono ritagliati il ruolo da protagonisti nel primo episodio), porta all’implosione le relazioni umane pronte a deflagrare quando la tensione si fa insopportabile e asfissiante. Già perché ogni episodio è generato da un click che accende la scena, inclinando un piano spazio temporale che corre dritto verso l’autodistruzione. Sia narrativa che figurativa. Un cenone tra due fratelli no vax e pro vax (sic!), un Capodanno che odora di resa dei conti, una cena di San Valentino al cardiopalma e un 8 Marzo in cui sembrano non esistere compromessi.
(…) Il secondo (o il primo?) Natale in “epoca di Pandemia” a casa di Stefania e di suo marito Carlo, deputata di maggioranza che, nel pieno dei preparativi per il cenone, riceve la telefonata che le potrebbe svoltare la carriera: il segretario di partito, da poco vedovo, accetta l’invito a cena. Peccato però che allo stesso tavolo stanno per sedersi i due fratelli di Stefania, Luca e Alessandro. Il primo dichiaratamente complottista e no vax, il secondo fresco fresco di terza dose. Come andrà? (…) Altro giro, altra corsa e la fatidica domanda: che fai a Capodanno? L’imprenditore Bruno, ricco e senza scrupoli, per ripulire la sua immagine, decide di passare il 31 dicembre in una mensa per i poveri. La serata, però, non inizia bene, in quanto la sua segretaria ha spedito per sbaglio i prodotti di alta qualità ai senzatetto, mandando al Presidente di Confindustria i pacchi del discount. Ma il peggio per Bruno deve ancora arrivare: tra qualche foto, una giornalista che filma la serata, un pasto caldo da servire e il panettone da tagliare spunta il suo vecchio autista, Alberto, finito sul lastrico. Diretto da Massimiliano Bruno, e scritto insieme a Beatrice Campagna, Salvatore Fazio, Simone Herbert Paragnani, l’episodio di Capodanno è di gran lunga il migliore dei quattro. Il phisique du role di Tortora e di Calabresi offre un interessante spunto che gioca sul contrasto, facendo sì che il segmento sfoci in una sorta di duello da Far West, re-immaginato da Bruno seguendo – appunto – le regole visive del western. Un uomo che ha perso tutto e un uomo che ha tutto da perdere, il senso di vendetta e un’umanità anestetizzata. Il tutto, avvolto da una coltre che, nonostante la cupezza dei toni, non si prende mai troppo sul serio. Un punto vincente per I Migliori Giorni.
(…) Lo schema è il solito: c’è una cena romantica da organizzare, ma non è San Valentino senza triangolo. Anzi, senza quadrato. Lui, lei, l’altra e la lei dell’altra: Gianni è spostato da venticinque anni con Sonia, CEO di una grande azienda, ma intanto prosegue la relazione con Clarissa, una ragazza molto più giovane. Il giorno di San Valentino, per Gianni, è una sfida: cenare (presto) con Sonia e passare il resto della serata con l’amante. Tuttavia, Gianni è il relativo amante della ragazza, dato che Clarissa è fidanzata con Daniela, dipendente di Sonia. Un poker di relazioni e intrecci nel terzo episodio de I Migliori Giorni, diretto da Edoardo Leo e scritto ancora con Marco Bonini. A proposito di scrittura, il San Valentino del film è la porzione più scritta tra le quattro, o almeno quella che spinge su una certa enfasi dettata dai toni e dai figuranti in azione.
(…) Nell’ultimo episodio Margherita, una famosissima conduttrice, si ritrova con una figlia all’ospedale per aver tentato il suicidio e con uno studio televisivo in subbuglio in quanto il giorno prima è andato in onda un servizio televisivo a dir poco maschilista. Un’ora prima della puntata dell’8 Marzo, Margherita è costretta dagli autori a chiedere scusa per ciò che è stato trasmesso (nonostante lei non abbia firmato il servizio), e a nulla sembrano valere le rimostranze che ha nei confronti di Paolo, co-autore allineato alle politiche della rete.
La vigilia di Natale, Capodanno, San Valentino, l’8 marzo: ricorrenze canoniche che possono rivelarsi cartine tornasole in tema di legami famigliari, buone intenzioni, relazioni di coppia e condizione femminile. I migliori giorni scandaglia tutte e quattro nelle loro valenze più esplosive, ripristinando il format italiano del film a episodi, e andando a stanare alcuni mostri contemporanei e alcuni difetti italici che non sembrano risparmiare (quasi) nessuno.
(…) È un lavoro di squadra che affronta temi di attualità con un bel piglio aggressivo che omaggia la commedia (amara) all’italiana: il lavoro di scrittura dei dialoghi è superiore alla media fino a tre quarti di ciascun episodio, così come è ottimo il lavoro degli attori, in particolare Leo e Bruno nel primo episodio, che ha la ferocia e il polso sull’attualità di Perfetti sconosciuti; Max Tortora e Giorgia Salari nel secondo; Valentina Lodovini nel terzo episodio (con un Luca Argentero eccezionalmente in parte); una magnifica Claudia Gerini e Stefano Fresi nel quarto, più vero del vero quanto a spietatezza della macchina televisiva.
Colpisce sia la capacità dei registi di gestire bene il lavoro corale degli attori, dotati per gran parte di un copione all’altezza, sia l’abilità delle attrici più giovani – soprattutto Liliana Fiorelli, Mariachiara Dimitri e Maria Chiara Centorami – che sfatano la reputazione di scarsa capacità recitativa della loro generazione.
Se messi l’uno a fianco all’altro, i quattro finali rivelano la più amara delle verità: che in Italia (quasi) tutto si accomoda, e le rivoluzioni non la spuntano (quasi) mai sul quieto vivere. In questo senso I migliori giorni (titolo di per sé altamente ironico) più che una commedia è un horror che denuncia l’attitudine nazionale a tirare a campare assestando un colpo al cerchio e uno alla botte, con gattopardiana rassegnazione a non cambiare (quasi mai) nulla. Solo il doppio finale del quarto episodio apre uno spiraglio alla speranza, affidandola alla generazione Zeta; ci auguriamo che sia una fiducia ben riposta.
Il film a episodi è un format cinematografico che arriva in Italia nel 1952 con Altri tempi ‒ Zibaldone n. 1, diretto da Alessandro Blasetti, con Aldo Fabrizi, diviso in otto capitoli. In origine si trasponeva sul grande schermo principalmente la letteratura del Novecento, poi ci si è specializzati nella commedia di costume, nella comicità invasiva, scegliendo come protagoniste affascinanti attrici-dive, come in Siamo donne (1953) con Alida Valli, Ingrid Bergman, Isa Miranda e Anna Magnani. Il genere ha preso piede soprattutto negli anni Sessanta, con titoli di grande successo come Ieri oggi domani (1963) diretto da Vittorio De Sica, interpretato da Sophia Loren e Marcello Mastroianni, e premiato agli Oscar come miglior film straniero. Come non citare I mostri (1963) di Dino Risi, venti episodi di breve durata sui difetti del popolo italiano, con Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi. E ancora le opere corali che riunivano un gruppo di registi intorno a uno stesso tema, per esempio Boccaccio ’70 (1962) di Federico Fellini, Luchino Visconti, Mario Monicelli e Vittorio De Sica.
Raccontando storie leggere, che a volte raggiungevano la formula della barzelletta, questa struttura cinematografica subisce un forte calo con gli anni della Recessione, per sparire quasi del tutto negli anni Ottanta. È nel decennio successivo che il genere torna al cinema con Giuseppe Tornatore, Francesco Barilli, Giuseppe Bertolucci e Marco Tullio Giordana in La domenica specialmente (1991), con storie tratte dalla raccolta di racconti Il polverone di Tonino Guerra. Dagli anni 2000 a oggi il format è ancora molto usato, soprattutto per la commedia. Alcuni esempi: I mostri oggi di Enrico Oldoini (2009), Buona giornata di Carlo Vanzina (2012), Colpi di fulmine di Neri Parenti (2012) e così via. Fino al recentissimo I migliori giorni, a cui seguirà il prossimo aprile I peggiori giorni, che racconterà, appunto, il peggio di altre quattro festività tradizionali:1 maggio, Ferragosto, Halloween e di nuovo Natale.