Nara Normande, Tião
DATI TECNICI
Regia
Interpreti
Durata
Genere
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Musiche
Distribuzione
Nazionalità
Anno
Attività
Presentazione e critica
Estate 1996, Tamara si gode le vacanze sulle spiagge tropicali del nord-est del Brasile, al termine delle quali dovrà trasferirsi nella capitale per proseguire gli studi. Le giornate scorrono spensierate, fin quando un giorno non incontra la così detta “Sem Coração”, ragazza dal fascino magnetico da cui rimane come ipnotizzata. Sarà un’estate di scoperte, esplorazioni, e avventure condivise con un gruppo di adolescenti in cerca di se stessi. È un coming of age interessante, Heartless, capace di raccontare l’incertezza adrenalinica delle prime esperienze adolescenziali, calate nel fascino sensoriale delle spiagge tropicali brasiliane.
Come spesso accade alle opere prime, tutto nacque da un cortometraggio. Era il 2014, i registi Nara Normande e Tião presentavano a Cannes il loro Sem Coração, premiato poi alla Quinzaine des Réalisateurs nel 2014. Dopo neanche dieci anni ecco il lungometraggio che ne approfondisce e arricchisce storia e personaggi principali. Tamara, interpretata dalla convincente Maya de Vicq, è una ragazza in vacanza nelle incantevoli spiagge tropicali brasiliane. Prova attrazione per le ragazze, ma è in piena adolescenza e ancora non ha chiare le sue emozioni. Di chiaro ha solo l’attrazione che prova per una ragazza detta da tutti “Sem Coração” (Eduarda Samara, dal volto magnetico), che in realtà si chiama Duda e ha subito una brutta operazione al cuore, di cui porta ancora i segni sulla pelle. Selvaggia, con i capelli battuti dal vento mentre pedala senza sosta in sella alla sua bicicletta, ha perso la madre e vive sola con il padre pescatore, che sogna per lei un futuro migliore. Vive in una commistione totale con la natura, si immerge con pesci di ogni forma e dimensione e ha con loro un rapporto viscerale, come fosse anche lei una creatura marina. Specie in una delle scene più memorabili del film, in cui si infila dentro una balena spiaggiata e ne riesce con una palla di fuoco in mano. Scena simbolica leggibile a più livelli – quel fuoco potrebbe anche simboleggiare l’incandescenza del desiderio silente che Tamara prova nei suoi confronti.
La linea narrativa tuttavia non resta fissa sulle due protagoniste, ma ne racconta e approfondisce anche il contesto sociale, fatto di adolescenti che si muovono in gruppo, che improvvisano le prime esperienze sessuali, che scoprono i propri corpi in piena libertà e fluidità di genere. C’è chi è stato in carcere, chi ha un padre violento, chi è cresciuto da solo, chi non dà mai per scontato il cibo sulla tavola, le storie sono molteplici e confluiscono in confessioni sulla spiaggia e abbracci condivisi. Una tenerezza che cozza con la cruda violenza delle immagini di pesci sventrati e cetacei sanguinanti, come di un ragazzo che fa una brutta fine, a dimostrazione che le creature, tutte, soffrono di un’ingiustizia più grande di loro. All’interno di tale contrasto narrativo e visivo si apre un inatteso varco di romanticismo, che esplode sulle note di “Please don’t go“: quello che era solo un leggero sfiorarsi di mani diventa occasione preziosa per un’esplorazione tattile e una conoscenza sensoriale più approfondita tra le due protagoniste. Per essere un’opera prima, convince la scelta registica di osare sia a livello visivo che narrativo una contaminazione suggestiva tra crudo realismo e linguaggio simbolico, quest’ultimo espresso senza ricorrere nell’onirico, ma servendosi di elementi visionari che impreziosiscono la visione. Ne esce l’affresco di un’adolescenza selvaggia, viva, indomabile, incorniciata da panorami dominati dal trionfo della natura e capaci di rimanere impressi a lungo, anche dopo i titoli di coda.
Non è questa la sede per ricostruire il clima di trasformazione intorno ai diritti LGBTIQ nel brasile della seconda metà degli anni novanta grazie all’attivismo del gruppo di Bahia, ma è ovvio che l’ambientazione di Sem Coração nel nordest del paese durante il 1996, amplifica quella commistione tra natura, fluidità sessuale e improvvise recrudescenze machiste che attraversano il racconto di formazione scritto da Nara Normande insieme a Tião. Un’immersione sensoriale che evita del tutto certo didascalismo sociopolitico, mostrandoci la fusione tra corpi ed elementi naturali nel loro fluire al di là della morale e del diritto. Il gruppo di adolescenti che si riunisce intorno a Tamara per l’ultimo periodo delle vacanze estive ha già le caratteristiche del Brasile multiculturale e transgenerazionale, dove le differenze di classe si percepiscono nel contrasto tra insediamento turistico temporaneo e la vita radicata alle risorse del territorio. Tamara non percepisce stacco, se non in termini esperienziali. Apprende continuamente dal luogo, dal gioco costante di chi riesce a dialogare con la terra e l’acqua, senza frapporre alcun pregiudizio e accogliendo con stupore ogni mutazione. Sem Coração, una ragazza che vive con il padre commerciando i frutti del mare, deve il suo nome ad un’operazione al cuore che ha assunto tratti leggendari nel resoconto dei residenti. Attraversa le lunghe strade bianche e la riva su una bicicletta, per servire tutta la zona con i suoi prodotti. Il fascino che esercita su Tamara è irresistibile e rappresenta la sostanza di un mistero. Rispetto al sottile bullismo dei suoi compagni di giochi, l’attraversamento solitario di quella creatura è per la ragazza educata ai ritmi della vita urbana, un vettore chiamato desiderio. Normande e Tião scelgono la via dei sensi, lavorando in parte sulla consistenza materiale dei suoni, spesso inconoscibili o non sempre codificabili, mentre da un’altra prospettiva, inseriscono elementi di realismo magico che assolvono un esplicito valore simbolico. Quest’ultimo aspetto è a nostro avviso il più debole e spinge il film verso quella zona addomesticata dove le differenze sottili tra fenomeno e segno, vengono spezzate per favorire la presenza significativa del secondo. L’incontro di Sem Coração con le creature marine può rimanere in alcuni casi sulla linea dell’esperienza, tanto da lasciar libera l’immagine da un’interpretazione indirizzata, oppure come nel caso del cetaceo spiaggiato dove le due ragazze penetrano letteralmente la carcassa per assolvere un vero e proprio rito di passaggio, si gusta il sapore dolciastro e stucchevole di una simbologia che taglia corto con il Cinema. Opera prima incerta come molte opere prime, vive di luce propria quando la relazione tra la magia dell’infanzia e l’orrore dell’adolescenza, trascolora il sogno ad occhi aperti di una natura ricca di colori ed epifanie in quello rosso della violenza. La straordinaria fluidità di alcuni momenti, dove la sessualità supera i confini di genere, esplode come una pioggia improvvisa e si arresta per la crudeltà contigua a certe nature interiori.
C’è un’indicazione chiara quando la madre di Tamara fornisce un’educazione all’ascolto dell’esistente, mettendo sul piatto un vinile di Maria Bethânia e soffermandosi sulla versione di Iansã interpretata nel 1973. Inno alla dea pagana del fulmine e alla relazione tra interno ed esterno, è una dichiarazione aperta di radicamento ai frutti del cielo e della terra, con la capacità di riconoscerne i contrasti, il bel tempo e quello cattivo, nel cielo diviso della propria interiorità. Il film segue questa indicazione poetica, accordandosi musicalmente alla forza del clima e alla promiscuità vitale delle feste notturne sulla spiaggia. Ne coglie gli elementi vitali e scorge al margine quel crinale pericoloso tra passione e odio, intensità e violenza. Parlavamo dei suoni, tra questi un tonfo sordo che indica la presenza fuori campo di un elemento, naturale o animale, del tutto inconoscibile, mentre si ripete con cadenza irregolare. Scopriremo in seguito la sua natura, legata ad un rituale di conoscenza carnale che qualifica la forza vitale di Sem Coração dentro una piscina vuota e abbandonata in mezzo alla selva. I vecchi edifici diroccati, gli insediamenti mangiati dalla natura sono parte del paesaggio che Normande e Tião hanno scelto, il cui fascino atemporale rappresenta l’esplorazione più potente del film. Tracce e rovine coloniali che spaccate in due si aprono alla ribollente natura tropicale e alla miscela delle culture afrobrasiliane.