Foglie al vento

Aki Kaurismäki

Image
La storia è ambientata nella Helsinki di oggi dove due persone ole si incontrano per caso in un karaoke bar. I due sono in cerca d'amore, ma il loro cammino verso la felicità è ostacolato da numeri telefonici perduti, indirizzi sbagliati e un simpatico cane randagio.
DATI TECNICI
Regia
Aki Kaurismäki
Interpreti
Alma Pöysti, Jussi Vatanen, Alina Tomnikov, Sakari Kuosmanen, Janne Hyytiäinen, Martti Suosalo, Maria Heiskanen, Nuppu Koivu, Matti Onnismaa
Durata
81 min
Genere
Commedia
Drammatico
Sceneggiatura
Aki Kaurismäki
Fotografia
Timo Salminen
Montaggio
Samu Heikkilä
Distribuzione
Lucky Red in collaborazione con BIM distribuzioni
Nazionalità
Finlandia, Germania
Anno
2023

Presentazione e critica

Presentato in concorso al Festival di Cannes 2023, Foglie al vento esce nelle sale italiane il 21 dicembre. È la storia di Holappa, ormai senza più alcun entusiasmo, se non per i vecchi film, che va a vedere in un cinema che sembra appartenere a un’altra epoca. Trascinandosi tra un lavoro che non sopporta e l’altro, l’unico suo contatto con il mondo esterno è l’amico Huotari, con cui va puntualmente a ubriacarsi. In Finlandia fa freddo, ma quello di è soprattutto un freddo esistenziale. Almeno fino quando non incontra Ansa. Anche lei pero è disillusa e non vuole un alcolizzato accanto. Gli impone quindi una scelta: o lei, o la bottiglia. Ce la può fare una persona che ormai si sente come una foglia secca sbattuta dal vento a ricominciare a credere nel futuro solo perché glielo chiede un’altra persona?
Holappa e Ansa non sono romantici. E sono anche dei perdenti. La società li tratta come fossero invisibili, salvo poi accanirsi quando non serve, come quando lei viene licenziata per aver portato a casa un panino scaduto, che sarebbe stato comunque buttato dall’azienda, ma viene considerato un furto. Eppure nei loro incontri goffi, davanti a una cena romantica che fa tenerezza per la sua semplicità, vediamo nascere un amore dignitoso e commovente, che scalda il cuore. Il cinema spesso fa sognare con gesti romantici eclatanti, ma la vita vera spesso è molto più simile a quella raccontata da Kaurismäki. È impossibile quindi non fare il tifo per questa coppia sgangherata, che quasi non vuole cedere alla scintilla che improvvisamente sconvolge l’abitudine e il grigiore da cui ormai sono anestetizzati. Eppure il destino continua a farli incontrare, finendo per far credere loro che forse anche per due così c’è possibilità di felicità, nonostante alla radio non si faccia che parlare di guerra e recessione economica.
Foglie al vento non è soltanto una storia d’amore tra i due protagonisti: c’è anche una grande celebrazione del cinema d’autore e soprattutto dell’atto romantico di andare in sala. I due protagonisti sono legati a questo luogo ed è come se i poster di grandi film del passato facessero da testimoni al loro amore. Vengono citati Bresson, Godard. Poi il cane della protagonista si chiama Chaplin. E in effetti nel racconto di Kaurismäki c’è qualcosa di tutti loro. Ma soprattutto c’è questa passione incontenibile per gli esseri umani, per l’eccezione che arriva a sconvolgere il grigiore dell’abitudine. Esattamente come il fascio di luce del proiettore colora e dà vita al grande schermo del cinema. Foglie al vento è un film che fa bene al cuore, in particolare dei cinefili. Se vi emozionate quando sentite l’odore di pop corn mentre le luci si abbassano, questa è proprio la storia che fa per voi.

Movieplayer

In un magnifico momento di Scusate il ritardo, quando Troisi e Giuliana De Sio cercano di prepararsi un caffè a casa del professore, partito all’improvviso, si trovano a combattere con una macchinetta per una sola tazza. E Troisi nota come sia il più perfetto esempio di solitudine: non avere neanche la speranza che qualcuno ti venga a trovare. È una battuta che ritorna alla mente vedendo Foglie al vento, l’ultimo film di Aki Kaurismäki: la scena in cui Ansa, dopo aver invitato a cena Holappa, va a comprare un piatto e un altro paio di posate. Già, proprio il massimo della solitudine. È ciò che salta agli occhi davanti alla gran parte dei personaggi di Kaurismäki: il loro essere marginali, “banditi” e profondamente soli. Qualunque cosa essi siano, si tratta comunque di poveri cristi che mandano avanti le giornate come possono. Nella precarietà assoluta, lavorativa ed esistenziale, nella monotonia delle ripetizioni, tra fabbriche, supermercati, appartamenti arredati a risparmio, quasi fossero stanze di motel malandati, strade sotto il cielo grigio, buchi di bar, scovati in chissà quale periferia. Perdono il tempo. Ma è proprio a partire dalla constatazione di una solitudine comune, che può nascere una comprensione profonda, una condivisione d’affetti, fratellanze, amicizie, amori…
È quello che accade ai due protagonisti di Foglie al vento, o meglio Kuolleet lehdet, secondo la versione finlandese di Olavi Virta del classico di Montand. Lei lavora in un supermercato, ma viene licenziata perché ogni tanto porta a casa qualche prodotto scaduto: le cose da buttare appartengono alla spazzatura. Lui è un operaio, ma dopo essersi fatto male per colpa di un macchinario difettoso, viene licenziato perché beve sul posto di lavoro. Si conoscono una sera in un karaoke. Si danno un primo appuntamento, vanno a vedere I morti non muoiono di Jim Jarmusch, un film che sembra Diario di un curato di campagna di Bresson. Poi si separano, senza dirsi neanche il nome. E da lì è tutta una serie di ostacoli: biglietti smarriti, l’alcoolismo di lui, un incidente…
L’amore segue i casi della vita. E possono essere fortunati o meno. Ma di sicuro, nella sorte c’entrano i nostri limiti e complicazioni. Le ottusità e le paure che fanno sembrare confortevole l’abitudine alla solitudine. E poi i silenzi, l’ostinazione a non dare ascolto. Aki Kaurismäki racconta tutto, con il suo modo apparentemente svagato e rallentato, con quella specie di distanza che non è mai indifferenza, né sguardo dall’alto. Semmai è un’ imprevista saggezza, che tramuta il pianto in sorriso e che gli permette di cogliere quell’attimo in cui maturano i sentimenti e i pensieri e si preparano i gesti e le parole. E di renderlo praticamente infinito. Con la storia di Ansa e Holappa, vuole aggiungere un quarto capitolo alla sua “trilogia dei perdenti”, Ombre nel paradiso, Ariel, La fiammiferaia. Eppure il suo cinema è ormai entrato in una dimensione a parte, che solo pochi hanno conosciuto. Quella in cui racconto, forma, vita si uniscono in una semplicità assoluta. Una specie di armonia classica, in cui tutto trova equilibrio, anche la miseria, il difetto, il disastro, la pena. In cui ogni canzone ha un senso concreto. Ci sono i segni del presente, con la “maledetta” guerra in Ucraina che imperversa da ogni radio. Ma ti sembra di riconoscere ovunque le tracce di un film d’altri tempi, magari Un amore splendido di Leo McCarey, con la storia del cinema che si manifesta in ogni immagine e su ogni muro. Fino all’ultimo omaggio a Chaplin. Sì, anche se possiamo essere licenziati senza preavviso, in qualsiasi istante, la speranza è un atto di volontà necessario. Ancora una volta, è un fascio di luce che squarcia l’inquadratura dagli angoli bui.

Sentieriselvaggi