Bridget Jones. Un amore di ragazzo

Michael Morris

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Bridget Jones: Un Amore di Ragazzo, diretto da Michael Morris, è il quarto capitolo delle avventure di Bridget Jones, la celebre single pasticciona diventata ormai una donna matura. Rimasta vedova quattro anni prima, dopo la tragica scomparsa di Mark durante una missione umanitaria in Sudan, Bridget è ora una madre single che si destreggia tra il lavoro e la crescita dei suoi due figli, Billy, di nove anni, e Mabel, di quattro. Sebbene circondata dall'affetto dei suoi amici di sempre e persino dall'ex amante Daniel Cleaver, Bridget si trova in un periodo di stasi emotiva e cerca di trovare una nuova strada per sé e per i suoi cari.
DATI TECNICI
Regia
Michael Morris
Interpreti
Renée Zellweger, Leo Woodall, Emma Thompson, Isla Fisher, Hugh Grant, Chiwetel Ejiofor, Jim Broadbent, Shirley Henderson, Nico Parker, Sally Phillips, Celia Imrie, James Callis, Joanna Scanlan, Gemma Jones, Leila Farzad
Durata
124 min
Genere
Commedia
Drammatico
Sentimentale
Sceneggiatura
Dan Mazer, Abi Morgan
Fotografia
Suzie Lavelle
Montaggio
Mark Day
Musiche
Dustin O'Halloran
Distribuzione
Universal Pictures
Nazionalità
Gran Bretagna, USA
Anno
2025

Presentazione e critica

Bridget Jones ce l’aveva fatta, era diventata la signora Darcy, ma ora Mark non c’è più, è rimasto ucciso in una missione umanitaria in Sudan, e lei è costretta a destreggiarsi ormai da anni tra il dolore per il lutto e l’esigenza di crescere nel miglior modo possibile i loro figli, Billy e Mabel. Per uscire dal limbo emotivo e cercare di far ripartire la propria vita, accetta di iscriversi a Tinder, dove inizia una fitta conversazione con il giovanissimo e aitante Roxster. Anche il nuovo insegnante di Billy, però, il signor Walliker, sembra osservarla con interesse da una certa distanza. All’inizio del film l’eroina è dunque al punto di partenza. Letteralmente. Il quarto capitolo dedicato alla single più pasticciona di Londra la riporta esattamente alla situazione iniziale: al tavolino del solito bar, con gli amici di sempre -Tom, Jude e Shazzer – fissati nelle caratteristiche di sempre. Perché Bridget esca dal pigiama si rende presto necessario anche il ritorno alla vita sociale assicurata dal lavoro: e così tornano in scena, al loro posto di battaglia, anche Miranda e Richard. Stiamo dunque per assistere a una sorta di remake del primo capitolo? No, per fortuna non è così.

I film di Bridget Jones non sono instant movies messi in piedi in fretta e furia; sono invece produzioni ragionate, che attribuiscono valore alla scrittura (in questo caso firmano la sceneggiatura l’autrice dei romanzi e coproduttrice del film, Helen Fielding, con Dan Mazer, già autore del terzo film, e Abi Morgan) e non temono di prendersi il tempo che serve tra un capitolo e l’altro. Una formula che restituisce la cortesia con gli interessi. Nonostante le faccette in cui si produce Renée Zellweger siano tali e tante da sfiorare il tic, il film dosa bene le parti melanconiche e la commedia, senza farsi mancare l’esagerazione, programmatica, in entrambi i sensi: non mancano, cioè, né i momenti propriamente commoventi né quelli apertamente scemi, che fanno parte fin dall’inizio della cassetta degli attrezzi di questa serie (emblematica, a questo giro, la scena del party a bordo piscina).

Questo quarto racconto, per di più, non teme di rivolgersi peculiarmente a chi è invecchiato insieme ai personaggi; e non è la presenza del giovane Leo Woodall nei panni del guardiaparco Roxster a cambiare le cose. Il rinnovamento del cast va soprattutto nella direzione di un ampliamento dell’inclusività, ma a ben guardare la notizia migliore del film è il ritorno in scena di Hugh Grant dopo la parentesi della sua morte apparente. Seppure con una certa goffa insistenza sullo stesso tasto, il suo Daniel Cleaver, libertino impenitente, senza alcuno scrupolo woke, si conferma un personaggio comico formidabile, anche e soprattutto per come si avvicina, ingrigito ma mai redento, alle recenti apparizioni dell’attore fuori di finzione. Bridget Jones – Un amore di ragazzo è un’evoluzione della saga, con l’età e con successo, da commedia romantica a commedia più ampiamente sentimentale, che sfrutta la memoria emotiva del corpus di film che trova con esso una probabile conclusione, affinando ulteriormente la cura di molti aspetti (le scenografie in particolare), e continuando a proporre un umorismo spesso irresistibile, tanto di parola che di situazione.

Mymovies

A 24 anni da quando decise di annotare per la prima volta i suoi pensieri in un diario, possiamo dire che Bridget Jones non è finita divorata dai cani alsaziani e, soprattutto, non è rimasta zitella come temeva sua madre. Dopo un po’ di capitoli altalenanti tra cui un penultimo ultimo, Bridget Jones’s Baby, uscito nel 2016 e oltremodo coraggioso per aver fatto a meno di Daniel Cleaver, certo che il fascino di Patrick Dempsey bastasse per sopperire al british humor di Hugh Grant, Bridget Jones torna in sala con maggiori consapevolezze e lucidità. Se prima temeva di fare sempre la figura dell’impacciata, in Bridget Jones – Un amore di ragazzo, finalmente al cinema dal 27 febbraio, Bridget (Renée Zellweger) guarda il mondo con maggiore disillusione. Primo, perché è ormai una donna fatta e finita, e secondo, perché chi sopravvive a un grande dolore non può che rivalutare in positivo tutto ciò che le capita di nuovo.Il grande dolore cui Bridget Jones è sopravvissuta è la morte di Mark Darcy, il suo grande amore che l’ha portata a vivere uno stato di vedovanza dalla quale è uscita soprattutto grazie all’amore dei suoi due figli, due piccole pesti brillantemente interpretate da Mila Jankovic e Casper Knopf. Va da sé che le amiche di sempre – i suoi famosi compagni di sventura – e quelle nuove, ossia l’irresistibile ginecologa interpretata da Emma Thompson e l’amica Miranda, la spingano a cercarsi, se non un nuovo amore, quantomeno qualcuno con cui divertirsi un po’. Iscriversi a Tinder può essere, quindi, la soluzione ma, essendo Bridget Jones una creatura deliziosamente legata ai primi anni Duemila, al tempo, cioè, in cui per incontrare qualcuno dovevi parlargli di persona con il rischio di essere rifiutate in carne e ossa, il suo principe azzurro lo incontra mentre è intrappolata sopra un albero.

Si chiama Roxter, è molto più giovane di lei ed è interpretato dal bel Leo Woodall che, da The White Lotus in poi, sembra che non si sia fermato un attimo – guardare la clip in cima all’articolo per rendersi conto dell’effetto che ha su Bridget una notte di passione in sua compagnia -. Insieme alla ritrovata serenità sessuale e a una madre – la sempre pazzesca Gemma Jones – che cerca di farsi eleggere nel consiglio del suo distretto come se stesse affrontando una candidatura a Downey Street, questo capitolo di Bridget Jones ci sembra il migliore perché contiene la nostalgia di una certa fase della vita – quella, per esempio, in cui ci ubriacavamo e per alzarci la mattina dopo senza il mal di testa bastava un caffè – e la soddisfazione di aver vissuto, nel bene e nel male, tante cose. In questo film si ride molto – non c’è niente di meglio di una battuta ben assestata, specie quando passa Hugh Grant che, per intrattenere i figli di Bridget, shakera gli ingredienti di un cocktail -, ma ci si commuove anche. Perché, nonostante le sue smorfiette, Bridget Jones è una donna che è sopravvissuta ai dolori ed è rimasta in piedi portandosi dietro le cicatrici della vita senza perdere il sorriso. Esattamente come speriamo di fare, un giorno, noi.

Quinlan