Astolfo

Gianni Di Gregorio

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Astolfo, un pensionato che dalla vita non si aspettava più niente, viene sfrattato dal suo appartamento e ripara nella vecchia casa di famiglia. Lì incontrerà Stefania e si innamora. In Italia al Box Office Astolfo ha incassato 388 mila euro .
DATI TECNICI
Regia
Gianni Di Gregorio
Interpreti
Idir Ben Addi, Olivier Bonnaud, Myriem Akheddiou, Victoria Bluck, Claire Bodson, Othmane Moumen, Amine Hamidou, Madeleine Baudot, Marc Zinga
Durata
97 min
Genere
Commedia
Sceneggiatura
Gianni Di Gregorio, Marco Pettenello
Fotografia
Maurizio Calvesi
Montaggio
Marco Spoletini
Musiche
Ratchev & Carratello
Distribuzione
Lucky Red
Nazionalità
Italia
Anno
2022
Classificazione
Tutti

Presentazione e critica

Il suo ritorno in paese non è ben visto e, appena arrivato, Astolfo scopre che il figlio di un suo conoscente la occupa illegalmente da “sei, sette, otto anni” e che il parroco locale continua a conquistare abusivamente spazi della proprietà, ormai umida e fatiscente. Astolfo sembra prendere a cuore il destino dell’inquilino abusivo e gradualmente si forma una stranissima compagnia di amici formata dai due, un giovane spiantato, un anziano cuoco dal passato misterioso e il vecchio cugino Carlo, tombeur des femmmes ciarliero e desideroso di “sistemare” Astolfo con una nuova fiamma, interpretata da Stefania Sandrelli. Fortunatamente, la Sandrelli qui funziona piuttosto bene nel ruolo di una nonna dedita ai suoi nipotini (spesso con la testa fra le nuvole) e che cerca di costruirsi una nuova giovinezza e dei nuovi legami. Astolfo è un personaggio complesso e ben caratterizzato: membro di una famiglia nobile decaduta ma dal passato glorioso e consapevole delle proprie miserie quotidiane, è un uomo colto, ingenuo, ironico e a tratti malinconico.
Nel complesso, Gianni Di Gregorio sforna una commedia brillante e non priva di scene esilaranti, tra le quali figurano i diversi scontri con l’irritante parroco e l’arrogante sindaco nonché le disavventure di Astolfo e della sua strana compagnia di amici. Non mancano tocchi di umorismo surreale tra fornelli che emanano fiamme alte due metri, aneddoti su orsi in fuga ed appuntamenti romantici imbarazzanti. Non mancano nemmeno i momenti di grande tenerezza e candore. In Astolfo di Gregorio dimostra come la terza età non sia poi così dissimile dall’infanzia. Con i due protagonisti, si torna un po’ bambini ed un rapido sguardo, un silenzio imbarazzato o un sorriso a trentadue denti inaspettato diventano attimi di gioia condivisa e creano facilmente empatia tra pubblico e personaggi. Insomma, siamo di fronte a niente di particolarmente nuovo ma è tutto realizzato con misura, coinvolge e diverte.

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Gianni di Gregorio è Astolfo, protagonista del film da lui diretto, sceneggiato e interpretato. Una pellicola che proietta già nel titolo l’eccentricità del personaggio, scatenando altresì una tensione intestina tra apparenze e realtà, rimarcata dall’insistenza di esistere: nelle inquadrature, nei pensieri di chi lo conosce, nei dialoghi di chi lo incontra. Astolfo si fa allora titolo del lungometraggio, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022 e in uscita nelle sale italiane dal 20 ottobre 2022 grazie a Lucky Red, e diviene al contempo oggetto di un bilancio spontaneo, di una narrazione naturale, quasi casuale, che sfocia in vita.

La narrazione parte nel momento in cui, gentilmente sfrattato dal suo appartamento romano, il protagonista ripiega in un vecchio palazzo nobiliare di famiglia, abbandonando la grande città per adeguarsi ai ritmi di un paesino. La città di Artena si fa nido di una rinascita interiore, culla di rapporti umani da intrecciare e coltivare con la spensieratezza di un’età che procedendo in avanti fa tornare irrimediabilmente indietro senza mai distaccare gli occhi dal presente, dall’attimo che si consuma in fretta, dalla necessità di un confronto umano che sia limpido e sprezzante del pericolo.
Astolfo, professore dall’esigua pensione, cattura lo spettatore per mezzo della sua genuina generosità: motore silenzioso dell’intera vicenda. La presenza dei suoi compagni di viaggio, nonché le disavventure che si ritrova ad affrontare insieme a loro, sono infatti frutto delle porte che decide di lasciare aperte senza neanche porsi domande sul perché. Ecco allora che l’inquilino (uno sventurato cacciato dalla moglie) che trova nella sua dimora è visto da subito come un complice col quale condividere felici digressioni, fulcro di un cenacolo virtuoso di umanità in cui la materialità rimane inabissata in problematiche a cui i protagonisti sembrano estranei; la pioggia che arriva dentro casa e rovina il sugo, la corrente elettrica inesistente, la cucina da rottamare, sono cose che non influiscono sullo stato d’animo di Astolfo e dei suoi amici, bensì spiragli per lanciarsi in piccole imprese.
Attraversando le strade di un paesino laziale con la sua piccola auto Astolfo piroetta sulle curve con la stessa espressione di chi si accinge ad affrontare le onde in mare aperto; ha le rughe disegnate sul volto di chi si è lasciato accarezzare dalla vita e lo sguardo intrepido di un ragazzino che scopre per la prima volta la libertà. E con quel guizzo vitale affronta le giornate, circondandosi di amici scanzonati e prendendo in giro il potere con educazione, come in quelle scene in cui tenta invano di avere le sue ragioni col prete, di cui veste i panni Andrea Cosentino (che si è impossessato del suo salotto) o col sindaco, interpretato da Simone Colombari (che si è indebitamente impadronito delle sue terre).

L’amore per Stefania (interpretata da Stefania Sandrelli), poi, una dolce signora dalle giornate sempre piene di nipotini da riprendere a scuola e commissioni da sbrigare, apre le porte alla primavera dell’amore, in un’altalena di batticuori e insicurezze dal profumo adolescenziale, in cui però a mettere becco tra i due piccioncini sono i figli di lei. La tenerezza che nasce da questo rapporto è fatta di istanti di delicato romanticismo, tanto più leggiadri se accostati a quadretti di bucolica provvidenza (non divina, ma umana!) capaci di guidare l’animo verso un cammino fatto di fiducia incondizionata per il prossimo.

Avviandoci verso la conclusione, potremmo dire che se Astolfo fosse una sensazione sarebbe certamente quella della leggerezza, dell’arte di arrangiarsi, della bellezza di scivolare lungo gli imprevisti della vita sorridendo, abbracciandosi sempre stretti, fuggendo dalla materialità, perché alla fine ciò che conta è saper amare e saper dare, a qualsiasi età, in qualsiasi città. E persino questo allontanamento dall’Urbe per tornare forzatamente a casa è un volontario andare verso il sé più intimo, più indifeso, più sprovveduto.
Astolfo, prodotto da Bibi Film con Rai Cinema e con Le Pacte, è una lettera d’amore scritta intingendo la penna nell’anima, un’opera che esala serenità, intraprendenza e audace dolcezza.

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